Decine di parlamentari di area cattolica del Pd, tra senatori e deputati, si mettono di traverso nel percorso di approvazione del ddl Cirinnà sulle unioni civili. Chiedono che venga stralciata la “stepchild adoption” e si opti per un “affido rafforzato”. Ma i nodi riguardano anche altri temi.
Ormai è chiaro dove sta il problema. Non è tanto il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano che, pur sedendo tra i banchi della maggioranza non digerisce la legge sulle unioni civili. Non è neppure Forza Italia che, pur dichiarandosi contraria al provvedimento, per bocca del leader Silvio Berlusconi ha lasciato libertà di coscienza ai parlamentari “liberal”.
A una decina di giorni dall’approdo in aula, la partita sull’approvazione del ddl Cirinnà che introduce in Italia il riconoscimento del legame tra persone dello stesso sesso si gioca tutta all’interno del Partito Democratico che, oggi come ieri, sconta la presenza di una forte componente cattolica, i cosiddetti “Cattodem“, che non ci stanno al riconoscimento di tutti i diritti per le unioni gay.
Se nel partito non ci sono più le colorite figure alla Binetti, che della propria fede faceva una crociata con tanto di cilicio, la forza espressa dai parlamentari di area cattolica è altrettanto corposa, anche se meno esposta. Proprio per questo sono volate accuse pesantissime, accuse di squadrismo, verso il sito Gay.it, che con un gesto di trasparenza ha pubblicato i nomi dei parlamentari che pongono ostacoli. A qualche rappresentante politico, però, non piace che venga rendicontata in questo modo la propria attività che – ricordiamolo – viola il programma elettorale, nel quale le unioni civili erano presenti.
“Accusare di squadrismo chi ne è sempre stato vittima è di cattivo gusto”, osserva il direttore della testata Alessio De Giorgi.
Secondo i conteggi non esattamente facili, sarebbero una sessantina, tra senatori e deputati, i parlamentari Pd a puntare i piedi, in particolare sul tema della “stepchild adoption“, la possibilità di adottare il figlio naturale del partner. Con un documento e un emendamento i Cattodem chiedono lo stralcio dell’opzione dal testo, chiedendo invece di optare per un “affido rafforzato”, un nuovo istituto giuridico che consente al partner di occuparsi del bambino, figlio del compagno, con la possibilità quando compirà 18 anni di poter scegliere l’adozione.
All’offensiva Cattodem i parlamentari ex Sel confluiti nel Pd hanno opposto una controffensiva, chiedendo invece che la stepchild adoption sia mantenuta.
I nodi da sciogliere all’interno del partito di Renzi, però, sono anche altri. Dalla maternità surrogata alla differenziazione tra unioni e matrimoni. Sembra quindi che il dibattito sia tornato al punto di partenza, dal momento che nei Democratici si discute degli stessi temi da ormai due anni.
Una prospettiva diversa, per bypassare l’ennesima palude in cui sembra finita la legge sulle unioni gay, è quella indicata dalle associazioni gay, che ieri hanno lanciato un appello al M5S per salvarla.
Il 23 gennaio, intanto, la comunità lgbt scenderà in piazza per “dare una risposta civile al balletto dei no”.