L’Ue bacchetta l’Italia sul taglio delle tasse sulla casa: “meglio detassare il lavoro”. Renzi risponde stizzito: “Non decidono loro”. Ma per l’economista Giacomo Bracci è solo uno scontro di principio perché la filosofia economica di Europa e governo italiano è la stessa e prevede tagli a Sanità e Welfare.
Bruxelles, interno giorno. La Commissione europea diffonde un’analisi sulle riforme finanziarie dei Paesi membri in cui ci sono scritte molte cose, ma ce n’è una che sembra indirizzata al governo di Matteo Renzi e alla sua Legge di Stabilità, che verrà discussa fra poche settimane.
L’Europa dice che non è opportuno togliere le tasse sulla casa, perché una misura del genere potrebbe favorire la speculazione finanziaria, come nel caso della bolla immobiliare spagnola.
Molto meglio togliere le tasse sul lavoro, che deprimono sia la domanda che l’offerta interna.
L’analisi europea manda su tutte le furie Renzi, che sull’abolizione della Tasi sta tentando il rilancio della propria azione politica, proprio come fece Silvio Berlusconi quando promise l’abolizione dell’Ici.
“Non sarà un euroburocrate a decidere – dice il premier italiano – Abbasseremo le tasse e decideremo noi”. Un moto d’orgoglio che i principali giornali presentano come uno schiaffo all’Europa, dopo tante imposizioni che l’Italia ha dovuto subire negli anni della crisi economica. Ma è davvero così? Non esattamente.
“La visione di Bruxelles risponde ad un preciso impianto teorico – spiega ai nostri microfoni l’economista Giacomo Bracci – per il quale è necessario massimizzare le entrate fiscali senza utilizzare imposte che siano potenzialmente distorsive, ovvero che possano creare speculazione e accumulazione di debito”.
Per contro, Renzi vorrebbe detassare il reddito disponibile, cercando di aumentare ciò che le famiglie percepiscono di avere in tasca, ma non vuole potenziare la crescita economica attraverso l’aumento dei consumi.
Per l’economista, dunque, quello europeo e quello italiano sono semplicemente due differenti approcci che però fanno parte della stessa filosofia. Sia l’ipotesi di Bruxelles che quella di Renzi, infatti, prevedono misure della stessa politica di bilancio, che prevede comunque di stringere il cordone finché possibile, ma recuperando soldi da fonti diverse. Il dato che permane è la volontà di pareggiare i conti di Bilancio.
Quello che viene meno narrato, invece, è che per rendere possibile qualunque forma di detassazione, che sia la casa o che sia il lavoro, si va a tagliare la spesa pubblica, in capitoli importanti come la sanità, il welfare, le infrastrutture.
“In generale – conclude Bracci – c’è una diminuzione della qualità dei servizi che lo Stato fornisce a lavoratori ed imprese”.