I 10 miliardi di nuovi tagli alla sanità, che la maggioranza si appresta ad approvare, ridurranno i livelli minimi di assistenza e serviranno a finanziare misure non progressive come l’abolizione della tassa sulla prima casa. Federconsumatori: “La conseguenza sarà che i cittadini dovranno andare dai privati, se possono permetterselo”. L’appello alla Regione Emilia Romagna.
“Tagli che diminuiranno i livelli minimi di assistenza“. Non ha alcun dubbio Federconsumatori dell’Emilia Romagna sulla matrice e sugli effetti dei 10 miliardi di tagli alla sanità che la maggioranza si appresta a fare attraverso il maxiemendamento al decreto “Enti Locali”. E anche se la ministra Beatrice Lorenzin e più in generale il governo tentano di motivare il provvedimento come un efficientamento ed una lotta agli sprechi nella sanità, è ormai chiaro a tutti che la stretta sulle cure serve per la mossa propagandistica di Renzi di abolire la tassa sulla prima casa.
“Il governo parte dall’assunto che i medici, per tutelarsi da eventuali cause, tendono a prescrivere più visite ed esami di quelli necessari – osserva Marcello Santarelli, presidente di Federconsumatori Emilia Romagna – Un problema che potrebbe anche esistere, ma che di certo non si risolve con nuovi tagli alla sanità”. L’associazione sottolinea che non può essere il governo a decidere quali prestazioni sono necessarie e quali no per i pazienti, una prerogativa che spetta ai medici. Ma il punto vero è che le risorse tolte alla sanità andranno a finanziare misure di detassazione inique. “Il beneficio sarà tanto per chi ha una casa di 50mila euro che per chi ne ha una da 10 milioni”, ricorda Santarelli.
La conseguenza più verosimile di un provvedimento del genere, secondo il presidente di Federconsumatori, sarà che i cittadini dovranno rivolgersi a strutture private per effettuare le analisi non comprese nelle tabelle governative. Un esborso che non tutti possono permettersi e che, molto probabilmente, potrebbe essere maggiore dei soldi recuperati dall’abolizione dell’Imu.
Per questo l’associazione ha lanciato un appello alla Regione Emilia Romagna, affinché si opponga alle nuove misure e al metodo scelto per affrontare il tema salute. Un invito esteso a tutta la Conferenza delle Regioni, che dovrebbe far sentire la propria voce, mentre ora è rimasta in silenzio.