Domenica 1 ottobre le celebrazioni del 73° anniversario della strage di Marzabotto. Ad intervenire per il governo sarà il Guardasigilli Andrea Orlando. “Mai come oggi una nuova fase nazifascista è stata così prossima”.

Sarà il ministro Andrea Orlando l’oratore governativo che presenzierà alla commemorazione del 73° anniversario della strage nazifascista di Marzabotto, avvenuto nel 1944 nelle borgate di Monte Sole. Il ministro interverrà insieme al sindaco Romano Franchi e al presidente del comitato delle onoranze Valter Cardi che ieri, con l’assessore bolognese Riccardo Malagoli, hanno presentato le iniziative di quest’anno.

“A settantatre anni dagli eccidi di Monte Sole – introduce Malagoli – la minaccia di una nuova fase nazifascista non è mai stata così prossima”. Sull’orlo di una nuova Guerra mondiale, fra fondamentalismi in fase embrionale, inni al Duce e minacce di una nuova catastrofe nucleare, visitare i luoghi della memoria, vivere Marzabotto e ricordare come se li avessimo vissuto gli orrori dei nostri genitori e dei nostri nonni è l’unica strada che possiamo prendere per resistere.
l sonno della ragione genera mostri, il sonno della memoria conduce a Jesolo e alla propaganda nazifascista da découpage propagandistico della spiaggia di Chioggia.

Secondo Valter Cardi, la vera fortuna è stata poter ricostruire la scenografia originaria dei luoghi del massacro: parlare di Marzabotto è un conto, visitarlo, viverlo, è tutta un’altra storia. In questo contesto non si può non citare il protagonista della Norimberga italiana, Marco de Paolis, definito “angelo in toga”. Al magistrato romano la cittadinanza onoraria di La Spezia, per aver evitato una seconda morte e il precipizio nell’oblio a donne massacrate e violentate, bambini uccisi, partigiani impiccati, paesi incendiati, fucilazioni e rastrellamenti.
Bisogna affermare la verità, a costo di rabbrividire fra dossier ingialliti e ricordi pieni di orrore di qualcosa che, di certo, non si può definire umanità.

Il programma del settantreesimo anniversario dell’eccidio coincide con la visita a Bologna di Papa Francesco. Un gesto di rottura? No, semplicemente non cambiare la data simbolica dei giorni del ricordo è un segno di rispetto per le famiglie delle vittime. Ma del resto, conclude Malagoli, riprendendo la parola, il programma dell’anniversario dell’eccidio occupa tre giorni: c’è tempo anche per andare a visitare il Papa.

Sofia Torre

ASCOLTA L’INTERVISTA A VALTER CARDI: