Il panorama musicale non rimane indietro rispetto alle nuove piattaforme di auto-finanziamento e promozione, anzi ne crea alcune ad hoc per le sue community. Sempre più un ruolo centrale spetta agli utenti, primi fruitori di album e live. Ma quale sarà il destino delle tradizionali etichette?

La musica dal vivo è d’obbligo al Keep on live fest, ma non solo. Durante il meeting dedicato al live club, anche la scena musicale del dietro le quinte si porta al passo con i tempi. Molte le start-up nate per promuovere nuovi modi di fare musica e ampliare le possibilità di viverla.

I nuovi portali dedicati alla musica semplificano la vita del suo pubblico, attraverso passaggi condivisi in direzione dei concerti e con la possibilità di incontrare nuove persone con le stesse passioni. Il Club sharing nasce proprio da questa idea.
E’ una start-up, che nonostante i pochi mesi di vita – è nata a maggio- conta già 1000 utenti iscritti. Attraverso pochi “click” su Fb ci si può iscrivere alla piattaforma, o all’app che uscirà entro la fine dell’anno, selezionando l’evento a cui si vuol partecipare e visualizzando chi offre passaggi e da dove.
Una risposta alla difficoltà di raggiungere le location dei concerti, spesso situati fuori città e non collegati con i mezzi pubblici. Club sharing funge, così, da “aggregatore” ed è rivolto ad una precisa community, quella legata dalla passione per la musica. “Un’altra delle componenti della release finale sarà la possibilità, sia da parte degli utenti che dei locali, di inserire i propri eventi”, sottolinea Benedetta di Club Sharing. Un altro portale, quindi, che mette al centro della propria mission la condivisione.

Musicraiser, invece, rappresenta una rivoluzione nel modo di produrre la propria musica, sorpassando le tradizionali etichette e rivolgendosi direttamente ai fan. Fondato da Tania Veruni e Giovanni Golino, cantante dei Marta sui Tubi, nell’ ottobre 2012, questa piattaforma rappresenta un’alternativa al tradizionale modo di finanziare progetti musicali. “Ciò che rende diverso Musicraiser rispetto agli altri competitor – secondo Daniel, collaboratore della piattaforma sin dalla sua nascita – è la selezione iniziale dei progetti.” Si decide, cioè, con chi si vuole lavorare e ogni progetto scelto avrò il suo project manager che seguirà la campagna in ogni suo aspetto. “Non è un semplice crowdfunding- continua David- ma una campagna di marketing per il lancio di un progetto musicale, che permette poi di guadagnare”. Musicraiser vive la musica in primo piano, una piattaforma creata da musicisti per musicisti. Artisti e fan, così, non avranno bisogno di altri intermediari.

Che fine faranno, allora,le etichette? A causa delle molte proposte e di un mercato discografico non in salute, le etichette non riescono più ad occuparsi più dei costi di produzione dell’album, che gli artisti riescono a coprire grazie alle piattaforme di crowdfunding. La vendita degli album è per lo più limitata alla dimensione live, di cui cui si occupano gli artisti stessi, mentre l’altro mercato è quello dello streaming con cifre irrisorie. “L’investimento, si fa solo su alcuni artisti che possono dare, in tempi non lunghissimi, dei rientri economici.”- dice Umberto Damiani, co-fondatore della label bolognese Irma Records, che ha superato i venticinque anni di attività – Sull’artista nuovo è sempre più difficile decidere un investimento, perchè è un grande punto interrogativo. Le stesse major fanno fatica e riversano sui prodotti televisivi. Ci sono prodotti televisivi con creatività pari a zero ma investimenti grossi. Il prodotto pop, quindi, senza anima.”

Il problema – secondo Damiani – è che nel mercato discografico c’è troppo prodotto e la qualità si abbassa. In particolare se un artista emergente approda al mercato solo, con idee creative anche interessanti, difficilmente svilupperà un prodotto di qualità. Se non ha alle spalle un produttore o un discografico, farà fatica ad emergere come dovrebbe.”

Se prima, infatti, le case discografiche si occupavano di tutto il lavoro di produzione e promozione dell’album, adesso l’artista è autosufficiente ed è legato alle label attraverso  dei rapporti di sola collaborazione. Tuttavia, se da una parte l’artista è più libero, dall’altra ha ancora bisogno di un supporto per la gestione dei diritti  e non solo. Il filtro, dunque, tra artista e ascoltatore è ancora fondamentale.

Alina Dambrosio