Fiume di solidarietà per Gianmarco De Pieri, storico leader del Tpo raggiunto ieri da un divieto di dimora. De Pieri ha dovuto lasciare Bologna poche ore dopo la notifica della misura. Non solo movimenti e centri sociali, con De Pieri si schierano anche sindacati, associazioni e artisti.
Tutto si può dire, ma che alla Procura di Bologna non si abbia voglia di lavorare proprio no. Neanche in estate. Perché la legge non va mai in vacanza. Se, quindi, tra l’inverno e la primavera l’attività frenetica di via Garibaldi ha solertemente fatto recapitare a numerosi attivisti divieti di dimora – qui opportunamente chiamati con il loro nome, confino – e persino gli arresti domiciliari, ora che la bella stagione sta per finire un segnale di ritorno all’ordinaria follia si è evidentemente ritenuto necessario.
Succede così che Gianmarco De Pieri, storico attivista del Tpo, venga costretto a lasciare Bologna nell’arco di un pomeriggio a seguito dell’ennesimo divieto di dimora impacchettato dalla Procura bolognese. Vale forse la pena ricordare che a De Pieri vengono contestati resistenza e lesioni molto lievi durante lo sgombero di Villa Adelante del 18 giugno. Per essere chiari, sottolinea il legale di De Pieri, l’attivista si è reso colpevole di uno spintonamento.
Qualcuno parla quindi di sproporzione, di misura esagerata, ma c’è chi sostiene che il provvedimento sia ingiusto “nella sua sostanza”, come ha dichiarato Wu Ming 4. “Siamo di fronte – ha detto lo scrittore – Ad un atto di sabotaggio della vita di una persona”.
Oltre al collettivo di scrittori, la solidarietà a De Pieri arriva anche dai 99 Posse, dal mondo sindacale (Cobas, Fiom, Usb), dalle associazioni (Piazza Grande, Ya Basta) e da esponenti politici, tra cui Mirco Pieralisi e Cathy La Torre. Pieralisi, in particolare, ha parlato di “atteggiamento eccessivamente subalterno nei confronti della magistratura”.
A fianco di De Pieri anche movimenti e centri sociali e la campagna #LibertàDiDimora, che tra meno di un mese sarà in piazza per chiedere la revoca delle misure cautelari contro gli attivisti costretti fuori Bologna (e la sua provincia) da un divieto di dimora, o tra le mura di casa dagli arresti domiciliari.
Tanta solidarietà quindi, ma nessuna intenzione di farsi intimidire: “Né noi né Gianmarco faremo un passo indietro – assicurano gli attivisti del Tpo – Questa misura repressiva non cambierà nulla”.