Durante le giornate del festival di Internazionale a Ferrara non sono mancati gli spazi dedicati al tema delle migrazioni. A un anno dalla strage di Lampedusa, Loris De Filippi (Msf), Maisa Saleh (giornalista siriana) e Tareke Brhane (Comitato 3 ottobre) hanno denunciato le gravi inefficenze che ancora caratterizzano il sistema di accoglienza italiano ed europeo.

Un appello diretto al governo italiano e in particolare al Presidente del Consiglio Matteo Renzi: dal Festival di Internazionale a Ferrara, il presidente di Medici Senza Frontiere Loris De Filippi si rivolge a chi – raccogliendo applausi ma anche qualche uova – poco prima lo aveva preceduto su quello stesso palco. In occasione dell’anniversario del naufragio di Lampedusa De Filippi, insieme alla giornalista siriana Maisa Saleh (a cui è stato assegnato il premio giornalistico Anna Politkovskaja) e a Tareke Brhane del Comitato 3 ottobre (in collegamento dall’isola), ha ribadito la necessità di un maggiore impegno in quanto a soccorso e accoglienza dei profughi.

Più di 3000 morti nel Mediterraneo in un solo anno rappresentano un dato inequivocabile delle inefficenze delle politiche migratorie. “L’Italia e l’Unione Europea devono continuare le operazioni di ricerca e soccorso per salvare vite nel Mediterraneo – afferma De Filippi – È una responsabilità umanitaria che non può essere negoziata o disattesa. E il nostro paese, che detiene la presidenza dell’Unione Europea, ha un ruolo chiave nel consentire ai profughi di cercare protezione internazionale“.

“Proteggere le persone, non i confini”, dunque: sono le parole di Tareke Brhane, condivise da Medici Senza Frontiere, che spiega come la fuga sistematica di persone da paesi in guerra come la Siria, sia di fatto impedita dai muri eretti in diverse “porte d’accesso” europee, come Grecia, Turchia e Bulgaria. A complicare ancora di più le cose c’è poi la convenzione di Dublino, che impedisce la libera circolazione dei migranti, e di cui De Filippi indica la necessità che venga sospesa temporaneamente: “Dovremmo avere un disegno più complessivo e strutturato – spiega il presidente di MSF Italia – Dobbiamo richiamarci alla direttiva 55 del 2011, che di fatto dà la possibilità di sospendere per un periodo la convenzione di Dublino“.

La strada indicata è chiara: stop a misure deterrenti che si rivelano controproducenti e maggiori investimenti per garantire un sistema di accoglienza e protezione ai migranti e ai rifugiati.