Dopo il duro attacco del sindaco all’Adi che si lamentava per i carichi di lavoro del nuovo contratto Enti Locali, le insegnanti rispondono: “Attacco dal sapore mussoliniano, il sindaco si scusi”. E alle accuse di dire menzogne replicano spiegando perché dicono la verità.
Non è destinata a placarsi la polemica tra il sindaco di Bologna Virginio Merola e le insegnanti delle scuole dell’infanzia stabilizzate da poco con un nuovo inquadramento contrattuale.
La miccia della polemica si è riaccesa lunedì scorso, quando le insegnanti avevano lamentato i nuovi carichi di lavoro, che non consentono di garantire un buon livello di qualità dell’insegnamento e inducono molte persone a “fuggire” verso la scuola statale.
Il primo cittadino, ieri, ha risposto a gamba tesa, accusando l’Adi di essere un residuo corporativo che deve essere spazzato via, di dire menzogne e affermando di infischiarsene delle questioni sollevate.
Oggi è arrivata la controreplica dell’Adi, che non ha gradito i toni di Merola e lo invita caldamente a scusarsi. “Quando la massima autorità della città dice delle sue maestre ‘Francamente me ne infischio, mentono’- si legge nella lettera inviata dall’associazione – insegnare il rispetto per le istituzioni diventa più complicato. E umiliante. Ma non per noi. Umiliante per la scuola, per la città sentire il proprio sindaco rivolgersi ai suoi insegnanti con toni che tanto echeggiano il mussoliniano ‘me ne frego’.
Ai nostri microfoni, poi, la presidente dell’Adi Alessandra Cenerini entra nel merito delle questioni, rispondendo punto su punto agli attacchi del sindaco, che ieri aveva sostenuto che il contratto “enti locali” fosse l’unico praticabile poiché nessun Comune in Italia applica più il vecchio contratto “Scuola” e perché la Corte dei Conti avrebbe da ridire.
“Il sindaco non è stato obbligato a praticare il nuovo contratto – afferma Cenerini – ha scelto di farlo. Prima di fare il concorso riservato per le nuove assunzioni, previsto da una legge dello Stato, l’Amministrazione aveva chiesto al Ministero della Funzione Pubblica se le maestre col contratto ‘scuola’ potevano accedere a quel concorso e la risposta è stata sì“.
Quanto alle presunte irregolarità che la Corte dei Conti rileverebbe, Cenerini ricorda che una parte delle insegnanti mantiene il vecchio contratto, mentre sono le nuove assunte ad avere il nuovo inquadramento.
Per la presidente dell’Adi, il cosiddetto ‘doppio turno’ previsto dal nuovo contratto non è sostenibile anzitutto dalla prospettiva dei bambini e dalla qualità dell’insegnamento. “Oggi abbiamo squadre di 25-26 bambini, alcuni stranieri, alcuni svantaggiati, altri ancora con famiglie disastrate. Come si pensa che le insegnanti possano avere le energie e la tranquillità per affrontare queste situazioni lavorando 7 ore di fila a contatto con loro più tutte le altre funzioni?”, osserva Cenerini.
Se è vero che ormai nessun Comune applica più il vecchio contratto, per la presidente dell’Adi è altrettanto vero che in altre città ci sono orari diversi. E in ogni caso si sta registrando una vera e propria fuga delle insegnanti verso le scuole statali, dove le condizioni di lavoro sono migliori.
Infine Cenerini torna alle parole del sindaco: “Dopo 10-15 anni di precariato, di cosa dovrebbero ringraziare le insegnanti di Bologna? Dovrebbe essere il sindaco a ringraziarle per aver retto fino ad ora, nella speranza di entrare in ruolo. Come diceva Nelson Mandela, l’anima di chi governa una città la si capisce da come tratta i bambini e gli insegnanti. Se questo sindaco tratta male gli insegnanti, evidentemente non tratta bene neanche i bambini, perché sono gli insegnanti che fanno la buona scuola”.