Alcuni iscritti dell’ala sinistra del Partito Democratico si ritovano stasera al circolo Passpartout per discutere della rottura dei cittadini dal partito registrata alle ultime elezioni regionali. Tra i promotori ci sono sindacalisti Cgil e militanti che non si arrendono alla linea imposta da Matteo Renzi.

Riflettere sulla rottura profonda tra una parte rilevante del popolo di centrosinistra ed il gruppo dirigente del Pd registratasi alle elezioni regionali del 23 novembre e riannodare fili di confronto e discussione per provare ad arrestare la diaspora del popolo di sinistra. È con questi propositi che è stata convocato “Ri-cominciamo da sinistra“, un incontro pubblico che si svolgerà alle 20.30 di questa sera al circolo Pd “Passpartout” di via Galliera.
A promuoverlo è un gruppo eterogeneo di iscritti e simpatizzanti del partito, tra cui sindacalisti come Danilo Gruppi e Cesare Minghini, sociologi come Fausto Anderlini e studiosi come Claudio Barzocchi.

“Proviamo a battere un colpo – osserva ai nostri microfoni Gruppi – di fronte alla gravità di quanto accaduto alle elezioni regionali e alla mancata risposta da parte della dirigenza del Partito Democratico”. E quando questa risposta viene data, osserva l’ex-segretario della Cgil, è alquanto discutibile: “Non è con le primarie aperte per eleggere il segretario regionale che si risolve il problema, visto che le primarie per scegliere il candidato alle regionali diedero un grande segnale di allarme sulla partecipazione”.
Per Gruppi, la scissione all’interno del Pd di cui tanto si parla è già in atto, con l’allontamento di iscritti, elettori, quadri e simpatizzanti. Una scissione che non si arresterà se non interverranno fatti nuovi.

Il punto focale, per il promotore, è che il modello emiliano che per quarant’anni ha saputo fornire risposte ai problemi, di fronte alla durezza della crisi abbia esaurito la sua forza propulsiva. Alla base del problema ci sarebbe la colpevolezza precisa di Renzi e della sua linea ufficiale, che dileggia il ruolo della rappresentanza sociale e dei corpi intermedi.
“Serve un atto politico, una compromissione”, osserva Gruppi, per il quale l’incontro di stasera rappresenta un test. “Vedremo se abbiamo visto giusto, se la necessità è avvertita anche da altri e lo misureremo sulla partecipazione che registreremo”.