Un’ora di comizio a metà strada tra lo show di un anchorman americano e uno spettacolo di Benigni. Così Matteo Renzi conquista la fitta platea della Festa de l’Unità di Bologna. Ed elenca 5 punti programmatici da discutere fino al Congresso.
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Senza guardare il maxischermo allestito per l’occasione, a qualcuno sarà sembrato di assistere ad uno spettacolo di Roberto Benigni dei tempi d’oro. Non a caso, in un passaggio del comizio, Matteo Renzi ha ammesso di avere preso in prestito la battuta dal comico toscano. In realtà, sono stati numerosi i riuscitissimi moti di spirito utilizzati dal sindaco di Firenze per suscitare simpatia nel popolo della Festa dell’Unità, accorso numerosissimo ad assistere ad un vero e proprio show in stile americano.
Nell’ora di monologo senza domande, Renzi ha trattato le sue proposte programmatiche, limitandosi però ad evocare 5 punti su cui, a suo avviso, il Pd dovrà discutere nei prossimi due mesi che mancano al Congresso.
I cinque punti di Renzi. Il sindaco di Firenze, con una scelta comunicativa oculata che partiva dalla Costituzione, ha elencato 5 temi su cui il partito dovrebbe discutere.
Il primo punto evocato è stato quello del lavoro, sul quale Renzi ha abbozzato qualche proposta, come la riforma dei Centri per l’Impiego e della formazione professionale e lo snellimento della burocrazia per le imprese. Nessuna parola invece per la precarietà.
Al secondo posto il tema dell’uguaglianza, declinata in termini fiscali e di educazione. In questo passaggio, Renzi ha strappato un facile applauso evocando Silvio Berlusconi.
Il terzo punto citato dal sindaco di Firenze è stato il federalismo, mentre il quarto la riforma della politica. Il rottamatore ha proposto l’abolizione del Senato e del finanziamento pubblico ai partiti.
Infine il quinto punto, con cui Renzi ha concluso il suo monologo, è stato un invito alla partecipazione e all’onore degli italiani.
La comicità. Matteo Renzi ha cominciato il suo discorso paventando il rischio che il partito si trasformi in una guerra tra “ani”, ovvero renziani contro cuperliani contro dalemiani contro bersaniani, e così via. Una divisione in fazioni che il sindaco di Firenze ha detto di non amare, anche per il rischio di trasformarsi tutti nei sette nani. In quel caso lui rappresenterebbe sicuramente Brontolo.
Più in generale, Renzi ha puntato sulla simpatia e sull’autoironia, interloquendo col pubblico solo per strappare il sorriso. “Non mi hanno voluto come grande elettore… Perchè ridete?”. “Signora, perchè si è svegliata proprio adesso? Dormiva così bene”. “C’è gente che è qui dalle 4 del pomeriggio? Sono dei pervertiti”. “Alla fine io e Merola faremo una gara di hula hop… Lo vedo in forma”. Un continuo di gag di questo tipo.
L’accoglienza calorosa. Il popolo Pd di Bologna pare essersi convertito al “reverendo” Renzi.
Sebbene considerata una roccaforte bersaniana, la Bologna democratica ha fatto registrare il sold out, tanto che dal pubblico un cittadino ha risollevato la polemica sull’opportunità di svolgere il comizio nell’arena Joe Strummer. Polemica subito stroncata dallo stesso Renzi che si è assunto la responsabilità.
Oltre ad una sala dibattiti gremita, tutta la piazza circostante pullulava di gente.
Persino gli scettici nei confronti del rottamatore si sono avvicinati incuriositi, salvo poi scossare la testa per manifestare disappunto.