Come uscirà la Pubblica Amministrazione dai tagli della spending review e dagli attacchi a suon di “fannulloni”? Il sindaco di Casalecchio: “Abbiamo perso culturalmente”.

Come sarà l’amministrazione dei prossimi anni? Sarà ancora il perno di attorno a cui ruotano alcune funzioni centrali, dalla sanità alla scuola, o vedrà restringersi il proprio ruolo in una visione liberista che riduce progressivamente gli spazi d’intervento pubblico? La spending review pare collocarsi perfettamente in quest’ultimo scenario tanto da far rimpiangere il passato ministro Brunetta perché, se in questa nuova fase se sono andati gli slogan, spesso ingiuriosi, proseguono, ancor più determinati, i tagli al pubblico impiego. Una situazione insostenibile per le amministrazioni locali che vedono contingentanti i loro spazi di manovra pena l’incorrere nelle sanzioni penali della Corte dei Conti, uno stato di commissariamento virtuale che Michele Vannini, della FPCgil, definisce di “polizia amministrativa”. Ormai da anni, concordano i sindaci di Caselecchio di Reno e Pianoro, intervenuti al dibattito alla Festa bolognese dell’Unità, in tema di servizi al cittadino l’obiettivo non è più crescere in termini di qualità, ma tenere in piedi, con sforbiciate e riorganizzazioni il modello di welfare così come lo abbiamo conosciuto in passato.
 
“Parlare di pubblica amministrazione – prosegue Enrico Bassani della FPCisl – vuol dire non voler entrare nel merito dei nodi strutturali ma fermarsi alla logica ragionieristica dei tagli lineari. Le pubbliche amministrazioni, al plurale, coprono ambiti differenti e complessi, dalle amministrazioni locali ai ministeri, dalla scuola alla sanità, e rispondono in termini di organizzazione e di spesa al sistema regionale.” Occorre quindi sfatare quei luoghi comuni – i ‘fannulloni statali’ contrapposti al sistema privato – che hanno attecchito con il precedente governo e offerto il retroterra culturale per le misure odierne.

A Bologna il tasso di assenteismo del pubblico impiego è inferiore a quello del settore privato, ma questo dato rimane sotto silenzio e il messaggio che arriva ai cittadini è opposto. Il rischio è quello di toccare il punto di rottura, da un lato una pubblica amministrazione disprezzata sia in termini di immagine che di prospettive contrattuali –  per i ‘nuovi assunti’ è bloccata qualsiasi progressione verticale – dall’altro i cittadini che si rivolgono agli sportelli, “incattiviti” dalla crisi economica. A livello nazionale negli ultimi 4 anni sono stati tagliati 25000 posti di lavoro nelle pubbliche amministrazioni, il 10% della forza lavoro.

La logica dei tagli lineari, in cui si parte dal dato economico e non dal modello di funzionamento finisce per deprimere il welfare senza apportare modifiche funzionali. Simone Gamberini, sindaco di Casalecchio, quando parla di sanità non legge il danno al welfare tanto nei tagli dei posti letto quanto nel blocco del turnover del personale, perché se con l’avanzamento tecnologico si può pensare ad un percorso terapeutico alternativo, in cui le degenze si concentrino per minor tempo nei reparti, la mancanza di operatori  trova l’unico esito nel calo della qualità e nell’allungamento dei tempi d’attesa. Stesso discorso se spostiamo lo sguardo sui servizi educativi del Comune dove, senza risorse, la stabilizzazione di 500 precari della scuola rimane senza soluzione.

Angelica Erta