Bloccarono l’Università per protestare contro le paghe da fame (2,8 euro all’ora) dei lavoratori di Palazzo Paleotti in appalto a Coopservice e ora sei attivisti di Hobo sono stati condannati – senza processo – a pagare 15mila euro di multa. Cub, il sindacato che promosse lo sciopero: “Ora l’Università prenda parola e chieda di ritirare la condanna”.

15mila euro. Tanto “costa” protestare contro stipendi da fame all’Università di Bologna. O almeno questo è ciò che si evince dalla sentenza del Gip del Tribunale di Bologna, che ha condannato sei studenti e ricercatori di Hobo per aver bloccato l’Università, nell’aprile del 2014, partecipando alla protesta dei “picchetti”, davanti a Palazzo Paleotti ed avendo sbarrato l’accesso.
Tutto era nato dallo scandalo dell’appalto acquistato dall’Università di Bologna per la biblioteca multimediale e gestito da Coopservice. All’interno della struttura i lavoratori svolgono attività di assistenza informatica e bibliotecaria, ma il loro contratto prevedeva solo la guardiania, dimezzando le loro paghe orarie, fino ad arrivato ai 2,8 euro.

Ne era nata una mobilitazione che per tre giorni aveva bloccato le attività dell’Ateneo, fino ad una retromarcia dell’Università che, con imbarazzo, aveva ammesso l’errore.
Ciò non è bastato a fermare la mano giudiziaria, che oggi è arrivata alla condanna a sei mesi di carcere, commutata in una multa di 15mila euro per ciascuno dei sei attivisti di Hobo. A stabilire la multa è stato il Gip di Bologna, che ha emesso un decreto penale di condanna, con pena sospesa. Una misura prevista per alcuni tipi di reato, che consente di saltare ogni processo e, conseguentemente, ogni possibilità di difesa da parte degli accusati.

“Se c’è una cosa che nelle grigie stanze della Procura e della Questura sembra non mancare è la fantasia. Perversa, ma pur sempre fantasia”, commenta il collettivo sulla propria pagina Facebook.
Ai nostri microfoni, Veronica di Hobo fa inoltre sapere che domani in rettorato si terrà una conferenza stampa alla presenza di tutte le realtà che diedero vita alla mobilitazione, sindacato Cub in primis.
Sempre dai nostri microfoni, Luigi Caporale, rsu Cub a Palazzo Paleotti, si dice esterefatto per la sentenza: “Si colpiscono i lavoratori – spiega – ovviamente, per non fare scandalo, si punisce un collettivo che ha espresso solidarietà, ma è chiara la volontà di minare il diritto di ribellarsi a paghe da fame”.

Il sindacalista ricorda che nessuna indagine della magistratura è stata aperta sull’operato dell’Università, che ha acquistato un servizio in appalto non conforme alle reali mansioni che si svolgono nella struttura, mentre ora la repressione cade su chi ha protestato.
Proprio per questo, sia Hobo che Cub chiedono all’Università di prendere parola ed esprimersi contro questa condanna, chiedendone il ritiro.
Giusto ieri era intervenuto anche Franco “Bifo” Berardi che, a sostegno della campagna #LibertàDiDimora per un altro provvedimento repressivo nei confronti di Hobo, aveva scritto al rettore uscente Ivano Dionigi chiedendogli di esprimersi in virtù della comune militanza e delle occupazioni realizzate insieme in gioventù.