Domani i lavoratori portuali incroceranno le braccia per protestare contro la riforma del ministero dei Trasporti. Lo sciopero generale è promosso dalle federazioni dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil. “Il rischio che si corre è che tutti i servizi del porto avverranno esclusivamente ‘a mercato’, al massimo ribasso”.
Braccia incrociate contro la riforma del ministro Lupi che modifica la disciplina di lavoro e servizi nei porti. Le federazioni dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato per domani lo sciopero generale dei lavoratori portuali contro una riforma che è nell’aria, ma di cui non si conoscono ancora i contenuti specifici.
“È la prima volta in Italia che tutta l’area portuale fa sciopero unitariamente nello stesso giorno“, riferisce Danilo Morini, segretario generale della Filt-Cgil di Ravenna.
La riforma pesca direttamente dal ddl Guidi sullo sviluppo economico le misure di riforma della disciplina portuale. A essere modificata sarà la legge 84/94 e, in particolare le previsioni contenute nell’articolo 17, che regolamentano il lavoro temporaneo nei porti.
Fino ad oggi, il lavoro temporaneo negli scali marittimi è stato gestito “Da un soggetto unico,che viene dimensionato e controllato da parte del ministero”, spiega Morini.
La modifica dell’articolo 17 alleggerisce – se proprio non elimina – il controllo esercitato dall’ente su lavoro e servizi prestati nei porti. È quindi possibile “Che tutti i servizi del porto avverranno esclusivamente ‘a mercato’, al massimo ribasso”, e cioè che vengano deregolamentati. “Togliendo i vincoli dell’art. 17 si portano anche in banchina il far west che c’è già nei magazzini e nell’area della logistica”, denuncia Morini.
Il punto è che, ad oggi, della riforma c’è solo l’ombra, nonostante i sindacati siano stati ricevuti al ministero in tre occasioni: “La prima il 9 di febbraio, ci sono stati dati tre minuti. La seconda, il 17, il ministro non si è presentato. Poi il 3, per l’ultima volta, ma non sono state evidenziate le linee fondamentali su cui si articolerà la riforma”.
Il modello non è nuovo. Nel metodo, ancora una volta i ministri del governo Renzi paventano riforme, ne danno notizia a metà, e poi le approvano in tutta fretta. Nel merito, poi, si estende l’applicazione di quella che nel mondo della logistica è pratica affermata, un “far west” – come dice Morini – in cui nella sostanza non esistono regole.
Sul piano della disciplina di legge, infine, come è stato per la riforma del lavoro si azzoppanno diritti e tutele, ma li si lascia formalmente al loro posto. Come ieri è stato per l’articolo 18, oggi accade all’articolo 17 della legge 84. Che probabilmente sarà svuotato e rivoltato e sparirà nei fatti. Ma non dalla Gazzetta Ufficiale.