La vittoria di Pablo Iglesias al congresso di Podemos rafforza lo sguardo a sinistra del partito, in direzione di movimenti ed ecologisti. Radicamento sul territorio e dialogo con le realtà sociali gli indirizzi approvati. Sconfitta la mozione di Iñigo Errejón, che voleva che Podemos guardasse ai moderati. Giacomo Russo Spena, co-autore di un libro sul movimento spagnolo: “Sempre più diversi dal M5S”.
Da un lato l’idea che fosse necessario mantenere una trasversalità politica del partito, in particolare cercando di aumentare il consenso fra i moderati. Dall’altro l’idea che, invece, occorra radicarsi sul territorio e dialogare con le realtà sociali.
È quest’ultima, quella di Pablo Iglesias, la linea che ha stravinto nel congresso di Podemos, svoltosi in Spagna nei giorni scorsi. A perdere, invece, il vice dello stesso Iglesias, Iñigo Errejón, in un confronto che il giornalista Giacomo Russo Spena, co-autore di un libro dedicato al fenomeno politico spagnolo, definisce “nobile, come non si vede più a sinistra in Italia”.
La vittoria di Iglesias viene definita da molti osservatori una svolta a sinistra del partito, che in passato ha stretto alleanze con Izquierda Unida, la sinistra radicale spagnola. Durante gli anni del governo di Mariano Rajoy, il leader di Podemos ha indicato come prioritario il lavoro sociale, a contatto con le persone, piuttosto che continuare il marketing mediatico, che lo ha fatto esplodere come caso politico negli anni scorsi.
Al congresso, pur bocciando l’ipotesi che occhieggiava ai moderati, gli iscritti hanno chiesto che il partito resti unito.
Secondo Russo Spena, il successo di Podemos non può essere spiegato senza il ruolo svolto dal movimento degli Indignados, a partire del 2011. “È riuscito a politicizzare la crisi – sottolinea il giornalista – Orientando la rabbia contro chi, in effetti, ha generato la crisi stessa, il famoso 1% della società, e impedendo la guerra fra poveri, il penultimo contro l’ultimo, ad esempio sui migranti, come avvenuto altrove”.
Il giornalista, infine, respinge una volta di più il parallelo che, dall’Italia, si cerca di fare col M5S. “Non sono i grillini spagnoli e questa svolta a sinistra lo testimonia una volta di più“.