Contro l’aumento dell’età pensionabile, per cambiare il sistema previdenziale, sostenere sviluppo e occupazione e garantire futuro ai giovani, la Cgil scende in piazza sabato 2 dicembre a Roma con la manifestazione “I conti non tornano”. Dall’Emilia Romagna oltre 6mila lavoratori. Giove: “I lavoratori ci hanno detto di non fermarci e che siamo stati troppo tiepidi prima”.
Anche l’Emilia Romagna si prepara alla manifestazione nazionale “Pensioni – i conti non tornano“, promossa dalla Cgil per sabato prossimo, 2 dicembre. Il segretario regionale Luigi Giove e Pietro Bellucci hanno presentato stamane le ragioni della mobilitazione e commentato la risposta di lavoratrici e lavoratori. “Siamo fiduciosi, i dati confermano un’ampia adesione, maggiore di quella prevista – ha detto Bellucci – Chiave di questo successo sono state senza dubbio le assemblee organizzate con i lavoratori a partire da novembre e una grande campagna social”.
“Il nostro non è solamente un deciso no contro l’innalzamento dell’età pensionabile – spiega Giove – ma anche contro un’impostazione del sistema previdenziale che punisce i soggetti deboli, in particolare i giovani e le donne e che, trattando tutti i lavoratori allo stesso modo e prolungando l’uscita per il pensionamento, diventa iniquo”.
Per la Cgil, le risposte fornite dal governo in questa fase del confronto sulla previdenza sono del tutto insufficienti rispetto alle proposte del sindacato, ma anche rispetto agli impegni condivisi nel settembre 2016.
Per il sindacato è necessaria una vera riforma previdenziale, che superi la legge Fornero e ridia una prospettiva certa al futuro previdenziale di tutte le generazioni.
Il confronto con il governo dell’anno scorso (la cosiddetta fase uno) aveva permesso di fare alcuni passi concreti in quella direzione. Il confronto di questi ultimi giorni non ha permesso di fare altrettanto, interrompendo il processo, seppur graduale, di riforma del sistema.
“Non abbiamo incontrato lavoratori che ci hanno detto di fermarci, ma piuttosto che siamo stati troppo tiepidi in passato – racconta Giove – Quindi non abbiamo alcuna intenzione di fermarci: bisogna che un elemento di giustizia in questo Paese torni ad essere posto sul tavolo. Questo è il Paese dei grandi evasori e di chi ha generato profitti e ha accumulato ricchezza, ma a pagare sono sempre i lavoratori, e lo fanno nel sistema previdenziale”.
Nurdjihan Lucarini
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