Gli animali, al centro delle polemiche anche per l’alluvione nel modenese, non saranno più considerate fauna selvatica e potranno essere abbattute da chiunque. Il mondo degli agricoltori si divide: Coldiretti favorevole, mentre Cia sottolinea che non ci saranno più risarcimenti.

È stata la principale indiziata per l’alluvione del fiume Secchia che l’autunno scorso ha messo in ginocchio una vasta area del modenese, già colpita dal terremoto. Il capo di imputazione per il disastro si fondava sull’attività di scavo degli argini, particolarmente graditi per le proprie tane. Poi si è scoperto che la manutenzione dei corsi fluviali faceva letteralmente acqua da tutte le parti e l’ira della gente nei suoi confronti si è affievolita.
Stiamo parlando della nutria, il roditore che popola fossi e corsi d’acqua della nostra pianura e che, dopo essere stata introdotta ed essersi moltiplicata a dismisura, sta creando seri problemi all’agricoltura.

La notizia è che ora una legge, la 116/2014, ha declassato l’animale da “fauna selvatica” al rango inferiore di topo, consentendone di fatto l’abbattimento da parte di chiunque, non solo da parte di cacciatori autorizzati.
Il declassamento ha sollevato reazioni diverse nel mondo degli agricoltori. Da un lato la Coldiretti plaude al provvedimento, sottolineando che ora si potranno prevenire i danni attraverso campagne di abbattimento dell’animale, non autoctono e privo di predatori, che infesta le campagne.
Dall’altro, invece, la Cia si dispera, lamentando la cancellazione dei risarcimenti e la fornitura gratuita dei materiali per i piani di contenimento.