È solo nella notte che il vertice del Consiglio Ue ha raggiunto un flebile accordo sulla spartizione obbligatoria delle persone che sbarcano sulle coste dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. 40mila migranti in due anni, appena 700 a testa all’anno. Ricciardi: “Nessun accordo. I migranti sono un banco di prova per la ristrutturazione della cittadinanza europea”.
L’Europa si conferma egoista. O forse peggio: xenofoba. È ciò che si evince dai risultati del vertice del Consiglio Ue sul tema immigrazione e, più precisamente, sulla discussione della ripartizione obbligatoria dei migranti che sbarcano sulle coste dei Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo. Le cronache raccontano di una riunione contrassegnata da aspri diverbi e litigi, con blocchi di Paesi che farebbero di tutto pur di non accogliere i profughi.
Alla fine l’accordo, o sarebbe meglio dire l’accordicchio, è stato raggiunto a notte fonda, verso le due, e prevede quote che suonano piuttosto ridicole.
Sono 40mila i migranti che, nell’arco di due anni, i 28 Paesi dell’Unione Europea si spartiranno. Facendo una media matematica (ma il calcolo in realtà tiene conto della popolazione di ciascuno Stato, del suo pil e di altri fattori), si tratta di circa 700 migranti all’anno per appena due anni. Insieme a loro, altre 20mila rifugiati nei campi Unhcr in Africa.
Da gennaio ad oggi, solo in Italia, sono 62mila le persone sbarcate e ciò dà la proporzione dell’egoismo europeo.
“Se questa è la vostra idea di Europa tenetevela pure, o c’è solidarietà o non fateci perdere tempo”, ha detto ieri il premier italiano Matteo Renzi, nel corso di una riunione dai toni accesi.
Scettico sulla lettura di quanto accaduto a Bruxelles è Maurizio Ricciardi, docente di Filosofia Politica all’Università di Bologna e membro del Coordinamento Migranti. “La lettura dell’accordo è quella data dai media italiani – osserva Ricciardi – ma se si guardano testate europee si capisce chiaramente, già dai titoli, che non c’è stato alcun accordo. Del resto non si sa ancora chi e come ospiterà i migranti”.
Per il professore, inoltre, la questione dell’immigrazione è il banco di prova di una più generale ristrutturazione del confine europeo, ma ancor di più della cittadinanza europea.
In particolare, atteggiamenti ostili e restrittivi, sul welfare e sui diritti, da parte di alcuni Paesi nordeuropei è in atto anche verso cittadini del sud Europa.
Qualche tempo fa, proprio il coordinamento bolognese segnalò l’espulsione di una cittadina italiana dal Belgio perché non aveva i requisiti di reddito sufficienti per restare ed accedere al sistema di welfare, come accade oggi in Italia con la Bossi-Fini per i migranti.
La partita, dunque, è più grande e non riguarda solo i migranti, ma è una partita interna all’Europa sul modello che vuole rappresentare. “Considerare i migranti solo come delle vittime, che in molti casi sono – osserva Ricciardi – non coglie quanto sta accadendo”. Ed è anche su questo paradigma che, ad esempio, si sta tentando di introdurre una cesura tra chi scappa dalla guerra e chi scappa dalla miseria, come ha fatto Renzi l’altro giorno, dicendo che il rimpatrio di migranti economici non è un tabù.