La “Marcia degli scalzi” lanciata nei giorni scorsi da attori, registi ed attivisti è diventata in poco tempo una manifestazione nazionale. L’iniziativa di solidarietà partita da Venezia, nell’ambito della mostra del cinema in corso, ha riscosso tantissime adesioni in tutta Italia. Venerdì 11 settembre, in oltre 35 città, migliaia di persone marceranno a piedi scalzi per chiedere un cambiamento concreto nelle politiche sull’immigrazione.
Un cammino di civiltà, a fianco dei milioni di profughi in fuga in tutto il mondo. Scalzi, come coloro che hanno dovuto abbandonare tutto e spogliarsi della propria identità per mettersi in viaggio. È la “Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi”, che si terrà venerdì 11 settembre. L’iniziativa, partita dal Lido di Venezia, dove i riflettori sono accesi sulla Mostra Internazionale di Arte Cinematografica, ha registrato in pochissimo tempo l’adesione di numerose città in tutta Italia, da nord a sud, diventando a tutti gli effetti una manifestazione nazionale.
“È nato tutto in modo abbastanza casuale – racconta ai nostri microfoni il deputato di Sel Giulio Marcon, uno degli organizzatori della Marcia insieme ad Andrea Segre, Ascanio Celestini e Gianfranco Bettin – ci chiedevamo cosa si potesse fare per scuotere l’opinione pubblica, oltre alla politica e alle istituzioni. L’idea di fare una marcia vuole essere una testimonianza del dramma che vivono milioni di profughi”. La manifestazione ha così raccolto l’adesione di tante associazioni, oltre a esponenti del mondo cattolico e sindacale. A marciare scalzi al fianco dei migranti saranno poi numerosi artisti e personaggi dello spettacolo, insieme a rappresentanti della politica. “È stata una valanga – spiega Marcon – nel giro di pochi giorni ci sono iniziative in tutta Italia, decine di migliaia di persone manifesteranno da nord a sud nel paese“.
Oltre a voler essere un’iniziativa di solidarietà, la manifestazione pone con forza l’accento su quattro obiettivi prioritari che segnino un cambio di rotta delle politiche migratorie italiane ed europee: certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature; accoglienza degna e rispettosa per tutti; chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti, creazione di un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino. La sfida è che la “Marcia degli scalzi” non resti semplicemente una manifestazione simbolica: “Il nostro impegno è continuare questa marcia anche dopo l’11 settembre – sottolinea Marcon – Occorre trasformare questo messaggio di solidarietà in una richiesta di cambiamento della politica italiana e delle politiche dell’Unione europea”.