Nuovo salvataggio questa mattina da parte della Mare Jonio, la nave di Mediterranea Saving Humans. Un centinaio di naufraghi salvati, di cui più della metà sono donne e bambini. Molti portano i segni delle torture. Le autorità italiane rimpallano la responsabilità alla Guardia Costiera libica. Mediterranea replica che il diritto internazionale vieta di rivolgersi ad un Paese in guerra.
Nuovo salvataggio da parte della Mare Jonio, la nave della campagna della società civile Mediterranea, in acque internazionali. Alle 8.35 di questa mattina l’imbarcazione ha completato il salvataggio di circa cento persone, tra cui 26 donne di cui almeno 8 incinte, 22 bambini di meno di 10 anni e almeno altri 6 minori.
“Abbiamo individuato il loro gommone, sovraffollato, alla deriva e con un tubolare già sgonfio con il nostro radar – scrive Mediterranea su Facebook – e per fortuna siamo arrivati in tempo per portare soccorso. Le persone sono tutte al sicuro a bordo con noi, ci sono casi di ipotermia e alcune di loro hanno segni evidenti dei maltrattamenti e delle torture subite in Libia. Fuggono tutte dall’inferno”.
Il comandante ha, come prassi, avvisato il Centro di Coordinamento Marittimo Italiano mentre ancora il salvataggio era in corso, attendendo istruzioni su come procedere. Alle 11.30 sempre Mediterranea ha pubblicato un aggiornamento: “Alla nostra richiesta di istruzioni, MRCC ITA (Centro di Coordinamento Marittimo Italiano) ha risposto come sempre di riferirci alle ‘autorità libiche’. Abbiamo replicato che sarebbe impossibile per noi riferirci alla forza di un paese in guerra civile dove si consumano tutti i giorni torture e trattamenti inumani e degradanti, rispetto alla sorte delle persone soccorse, ora a bordo di una nave battente bandiera italiana, e la cui sicurezza e incolumità ricadono sotto la nostra responsabilità. Abbiamo reiterato pertanto all’Italia la richiesta di istruzioni compatibili col diritto internazionale del mare e dei diritti umani”.