Gli alunni che scelgono di non avvalersi dell’insegnamento dell’ora di religione devono stare fermi e in silenzio in un’altra classe perché manca l’insegnante di alternativa. La denuncia di alcuni genitori di una scuola elementare di Mercatale (Ozzano), ma ci sono casi anche in altre scuole. L’Uaar: “Discriminazione che si presenta ogni anno”.

Se scegli di non far seguire a tuo figlio l’ora di insegnamento della religione, devi sapere che verrà “parcheggiato” in un’altra classe e probabilmente non avrà alcun insegnante che lo seguirà in alcuna attività alternativa. È questo ciò che succede a Mercatale, frazione di Ozzano Emilia (ma il fenomeno è diffuso anche in altri istituti), dove la scuola elementare non si è vista assegnare i docenti per garantire lo svolgimento di attività agli alunni che non frequentano l’ora di religione.
La denuncia viene da alcuni genitori, che raccontano come i propri figli debbano andare in altre classi e restare fermi in silenzio mentre gli altri studenti, spesso più grandi, seguono la lezione.

“Ho iscritto mio figlio alla prima elementare – racconta ai nostri microfoni Elena Paolucci, una delle mamme che ha sollevato il tema – scegliendo di non fargli frequentare l’ora di religione. Dopo pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico, però, ho scoperto che, al posto dell’ora di attività alternativa, è costretto ad andare in seconda e stare fermo in silenzio mentre i bambini più grandi seguono le loro materie”.
Alla richiesta di chiarimenti presso la dirigenza scolastica, la donna si è sentita rispondere che non sono assegnati i docenti necessari a coprire anche l’ora di alternativa e che la soluzione che la scuola riesce a garantire è appunto quella di dividere gli alunni in altre classi.

Eppure la legge impone che per lo svolgimento delle attività didattiche e formative previste per gli alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione, i collegi dei docenti debbono formulare precisi programmi. In particolare, il Dirigente Scolastico rispondere alla necessità di attrezzare spazi, organizzare servizi, assicurando idonea assistenza agli alunni quale preciso obbligo dell’istituzione scolastica. In altre parole: i bambini che non seguono l’ora di religione hanno il diritto di usufruire di servizi qualificanti che rientrano nella stessa offerta formativa della scuola.

“Il problema non è nuovo – osserva Roberto Grendene del circolo Uaar (Unione Atei e Agnostici Razionalisti) – Ogni anno si ripresenta perché le scuole possono fare richiesta dei supplenti di alternativa solo dopo qualche settimana dall’avvio dell’anno scolastico”. Il fenomeno è così diffuso che l’Uaar ha realizzato addirittura una sezione sul proprio sito  per dare istruzioni ai genitori.
Nella prassi, Grendene sottolinea come la situazione torni alla normalità dopo circa un mese se i genitori esercitano pressione sulle scuole e non cedono alle giustificazioni sulla mancanza di soldi (le risorse sono ministeriali).