La direzione aziendale di Magneti Marelli ha consegnato le procedure formali di richiesta di utilizzo della cassa integrazione ordinaria (CIGO) negli stabilimenti di Bologna e Crevalcore. Coinvolti nella procedura sono 910 lavoratori (280 a Crevalcore sui 350 occupati e 630 a Bologna sugli 800 dipendenti). “Ad essere coinvolta è praticamente tutta la forza lavoro – denuncia la Fiom in un comunicato – E contemporaneamente sono stati non confermati una trentina di contratti di somministrazione a Crevalcore, mentre lo stabilimento di Bologna ha registrato una costante riduzione del proprio organico.
Il periodo in cui sarà in vigore l’ammortizzatore sociale va da fine ottobre a gennaio 2020 e i metalmeccanici della Cgil ora temono che la misura venga adottata a zero ore.
Giustificata da un calo di produzione, la cassa integrazione preoccupa il sindacato perché “potrebbe essere il preludio di una tempesta – osserva ai nostri microfoni Stefano Ruggenini, rsu della Fiom – Potrebbe anticipare un piano di esuberi per il passaggio al motore elettrico, nonostante l’azienda, al cambio di proprietà avvenuto nel maggio scorso, aveva garantito la continuità occupazionale”.
Cinque mesi fa, infatti, l’azienda è passata da Fca Chrysler Automobiles a CK Holdings Co., Ltd., società holding di Calsonic Kansei Corporation.
“Da allora è cominciata una stretta sui conti del bilancio trimestrale – continua Ruggenini – che ha comportato un blocco del turnover, smaltimento delle ferie, stop agli straordinari e incentivi per il pre-pensionamento e il licenziamento”.
Quello che è mancato, invece, un piano di investimenti e una strategia di medio lungo termine, “a partire da come la Marelli intenda affrontare il delicato momento di trasformazione del settore automotive”, denuncia il sindacato.
Vista la situazione, la Fiom chiede chiarezza sul piano industriale e sugli investimenti e invoca un tavolo di confronto regionale, in cui coinvolgere anche le istituzioni, per confrontarsi sul complessivo settore dell’automotive.
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