L’Anpi scende in piazza contro la presentazione di “Compagno Mitra”, il libro revisionista di Gianfranco Stella sui “crimini partigiani”. Le ragioni della protesta nelle parole della presidente dell’Anpi di Bologna Anna Cocchi. La presentazione si terrà nonostante il regolamento per la concessione di sale pubbliche: a richiedere lo spazio è un’associazione regolarmente registrata. Come smarcherare il revisionismo: il vademecum di Nicoletta Bourbaki.
Oggi pomeriggio alle 17.00 l‘Anpi di Bologna terrà un presidio davanti a via Santo Stefano 119 per protestare contro la presentazione del libro revisionista di Gianfranco Stella “Compagno Mitra – Saggio storico sulle atrocità partigiane”. Partigiani e antifascisti distribuiranno volantini per spiegare che il libro “non è né un saggio storico e né rispetta i crismi della ricerca scientifica, ma è chiaramente un’operazione politica volta a gettare fango e offendere la storia e la memoria della Resistenza e dell’antifascismo bolognese e italiano”, come ha ribadito ai nostri microfoni la presidente dell’Anpi di Bologna, Anna Cocchi.
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Il caso è stato sollevato qualche settimana fa, quando i colleghi di Radio Città del Capo segnalarono che il volume era esposto in vendita in importanti librerie cittadine per ragioni pressoché commerciali (“Si vende da solo”).
Accesi i riflettori, Forza Italia ha organizzato una presentazione presso la Sala Biagi del Quartiere Santo Stefano, che ha successivamente disdetto. A riorganizzare l’incontro, però, è stata Azione Universitaria, che risulta regolarmente iscritta nei registri comunali.
Sul carattere revisionista del libro e sulla sua poca scientificità paiono non esserci dubbi. Il giornalista Gianfranco Stella è noto per il suo odio anti-partigiano ed è già stato condannato per diffamazione nei confronti del comandante partigiano Arrigo Boldrini. Nel libro, inoltre, mancano note che indichino le fonti e le indicazioni su dove siano state reperite le informazioni sono piuttosto generiche. In altre parole, il libro di Gianfranco Stella farebbe scattare l’allarme di Nicoletta Bourbaki, il gruppo di storici e studiosi contro il revisionismo e i falsi storici impegnato in un’opera di debunking sul web. Il gruppo pochi mesi fa ha pubblicato un vademecum che aiuta ad individuare i segnali per riconoscere se una pubblicazione abbia un carattere storico e scientifico o se al contrario contenga fake news o ricostruzioni non documentate.
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I dubbi e le perplessità, invece, si concentrano sull’efficacia del regolamento comunale approvato ad inizio 2018, che impedirebbe la concessione di sale pubbliche per iniziative di gruppi che non si riconoscono appieno nella Costituzione o che presentino tratti neofascisti, razzisti o xenofobi.
Il condizionale è d’obbligo, perché la presentazione di oggi svela un limite burocratico del regolamento. È sufficiente, infatti, che sia un’associazione riconosciuta e formalmente democratica a richiedere l’utilizzo della sala che la concessione arriva senza poter prendere troppo in esame i contenuti dell’iniziativa.
Il crinale in cui si articola la vicenda è piuttosto scivoloso. Se la diffusione di bufale, inesattezze e odio antipartigiano e antiresistenziale è un fenomeno pericoloso e da contrastare, dall’altro lato un controllo troppo stringente sui contenuti delle iniziative negli spazi pubblici rischierebbe di rasentare la censura, quindi di compromettere lo spirito democratico che dovrebbe essere alla base delle istituzioni.
Per lo storico Luca Alessandrini occorre distinguere l’opinione dalla propaganda. La prima, per quanto aberrante, può essere contrastata solo su un piano culturale, la seconda invece va punita perché istiga ad un reato.
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