La Grecia non intende accettare le proposte presentate dall’ex Troika, e le distanze nelle trattative tra Atene e i creditori internazionali tornano ad ampliarsi. Il pagamento della rata da 300 milioni al Fmi previsto per oggi è stato rinviato. Se le parti non trovano un accordo per sbloccare il programma di aiuti finanziari il default sarebbe inevitabile, mentre si fa più forte lo spettro di elezioni anticipate.
La data di oggi, 5 giugno, segnava il termine per il pagamento della rata da 300 milioni della Grecia al Fondo Monetario Internazionale. Il governo greco ha fatto però sapere di voler accorpare i quattro pagamenti di giugno in un’unica soluzione, che ammonterebbe a circa 1,6 miliardi di euro. Un’opzione, quella del rinvio del pagamento del prestito, già utilizzata in passato, come nel caso dello Zambia negli anni Ottanta. Il primo ministro Alexis Tsipras guadagna così ulteriore tempo in vista del raggiungimento di un accordo che, al momento, pare ancora molto lontano. Le distanze tra la Grecia e i creditori internazionali sono ancora persistenti, dopo che Atene ha rifiutato le proposte dell’ex Troika per arrivare ad un accordo nella trattativa.
Le difficoltà riguardano in primo luogo il piano di austerità e riforme richiesto dai creditori europei e che la Grecia giudica inaccettabili: “Sebbene i primi abbiano accettato di diminuire l’obiettivo di surplus primario – spiega ai nostri microfoni l’economista Giacomo Bracci – vengono chieste in cambio diverse misure sulle quali Atene non è disposta a trattare, come il programma di privatizzazioni, l’innalzamento dell’età pensionabile, e un aumento delle aliquote dell’Iva“. Tuttavia, secondo il governo greco, “questa revisione delle aliquote avrebbe effetti redistributivi pessimi che andrebbero ad amplificare le disuguaglianze già persistenti in Grecia”.
Il 30 giugno scade la proroga per trovare un accordo tra le parti che consenta di sbloccare il piano di aiuti da 7,2 miliardi di euro. Se questo non dovesse arrivare, il rischio della bancarotta e dell’uscita dall’euro della Grecia diventerebbe realtà. Come spiega Bracci, “il problema riguarderebbe molti paesi europei creditori, e anche l’Italia dovrebbe versare circa 40 miliardi di euro che il nostro paese vanta nei confronti della Grecia. E quindi il timore principale per il Grexit sarebbe che l’Italia e altri paesi sarebbero sottoposti a ulteriori manovre correttive”.
Ma gli attriti con i creditori non sono gli unici a cui devono far fronte Tsipras e governo greco, sottoposti alle continua pressioni della fronda più radicale di Syriza, che non intende accettare in alcun modo nessuna forma di compromesso per un accordo. “Sembra ormai evidente che il governo Tsipras non possa fare alcuna concessione ulteriore rispetto a quelle fatte finora, perché un cedimento verso i creditori potrebbe determinare la caduta del governo“. Nella giornata di oggi il premer greco riferirà al Parlamento lo stato della trattativa, ma i timori per eventuali elezioni anticipate non sono ingiustificati: “Si potrebbe andare ad elezioni anticipate o all’installazione di un governo tecnico per applicare le riforme chieste dal’eurozona – spiega l’economista – il che sarebbe davvero problematico, perché la Grecia ha già dimostrato di non voler essere governato da esecutivi non eletti”.