Prima è toccato a Binxet – Sotto il confine, la pagina del regista e giornalista Luigi D’Alife che aggiornava puntualmente su quanto stava accadendo in Rojava. Poi è toccato al fotografo Michele Lapini, che si è visto oscurare un’immagine sempre della Siria del nord. Ma nella giornata di ieri la censura di Facebook ha iniziato a mietere importanti pagine di testate di informazione e di movimento, come quella di Radio Onda D’Urto di Brescia, InfoAut, GlobalProject. Ya Basta Êdî Bese, MilanoInMovimento e altre ancora. Pagine sospese e oscurate perché tutte “colpevoli” di aver fatto informazione sull’aggressione militare di Erdogan ai danni dei curdi.
La capillarità della censura denota un piano organizzato da un gruppo di utenti, evidentemente sostenitori del nazionalismo turco. Decine di segnalazioni in un breve lasso di tempo che fanno scattare in automatico le misure del social network. In questo modo la piattaforma dimostra ancora una volta come il suo funzionamento sia progettato su criteri populistici, dove il gradimento degli utenti, anche di un relativamente piccolo numero, comanda su princìpi universali, come il diritto all’informazione e la libertà di espressione.
Un meccanismo che di fatto equipara l’informazione puntuale, documentata e verificata alla propaganda di odio e violenza delle pagine neofasciste. Un fatto ancor più grave se si considera che i social network privati sono stati capaci, negli anni, di dirottare il traffico web su di sé, fino a modificare l’informazione stessa e a costituire la piazza web principale da cui i cittadini attingono notizie.
La pillola indorata nel funzionamento del social network è la formale possibilità che viene concessa alle pagine oscurate di obiettare alla decisione, chiedendo che venga riesaminata. In molti casi le pagine e i contenuti vengono ripristinati, ma solo dopo che il danno è stato fatto, visti i tempi dell’informazione e il mancato esercizio di un diritto da parte dei lettori.
Ai nostri microfoni Andrea di Radio Onda D’Urto racconta come è avvenuta la censura, come l’emittente si stia muovendo in modo coordinato con le altre realtà per avanzare la segnalazione di un’anomalia e osserva: “Questa è una delle tante modalità con cui si combattono le guerre oggi”.
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