Venerdì prossimo gli studenti italiani sciopereranno contro l’Alternanza Scuola Lavoro, introdotta dalla Buona Scuola e che spesso si è tradotta in sfruttamento di manodopera minorile, gratuita e non qualificata, in favore delle imprese. Dieci giorni fa a La Spezia uno studente è rimasto ferito mentre guidava un muletto senza abilitazione. Il commento di Marta Fana.
Un esercito di minorenni a disposizione delle aziende. E gratis. È questa la critica principale all’Alternanza Scuola Lavoro, l’obbligo formativo-lavorativo introdotto dalla riforma della Buona Scuola contro cui venerdì prossimo, 13 ottobre, scenderanno in piazza gli studenti italiani.
Lo scopo ufficiale dello strumento è quello di formare, orientare e avvicinare al mondo del lavoro gli alunni delle scuole superiori ma, in molti casi riportati dalla cronaca, i percorsi attivati si sono trasformati in sfruttamento della manodopera minorile gratuita da parte delle aziende.
In effetti è difficile capire il valore formativo dell’allestimento di scaffali nei supermercati o la movimentazione di merci nei magazzini, se non quello di invogliare gli studenti a studiare ancora.
Ne sa qualcosa lo studente 17enne che una decina di giorni fa, a La Spezia, è rimasto ferito durante uno stage in azienda, mentre guidava un muletto per il quale non aveva l’abilitazione. Difficile pensare che si sia messo al volante di propria iniziativa. Più facile immaginare che gli sia stato ordinato di farlo.
Dopo un paio d’anni di rodaggio, l’alternanza scuola lavoro è entrata a regime e prevede, come si diceva, l’obbligatorietà. Il Miur ha elaborato un dossier statistico sui numeri dello strumento nell’anno scolastico 2015-16 e i dati fanno un po’ impressione.
Sono 652.641 gli studenti italiani che, nel 2015-16 hanno partecipato a percorsi di alternanza scuola lavoro. Di questi, il 36% ha svolto questo percorso in azienda. Tradotto: quasi 235mila studenti minorenni si sono trasformati in manodopera gratuita a disposizione delle aziende. Ufficialmente per imparare, in molti casi per lavorare e basta.
In realtà, la critica alle aziende che abusano dello strumento per avere manodopera gratuita può essere molto più dura: molte aziende, infatti, vengono addirittura pagate per farlo.
Nell’ottobre di un anno fa suscitò perplessità l’accordo tra Miur e Mc Donald’s per l’attivazione di 10mila percorsi all’interno dei 500 fast food del colosso in Italia. In quell’occasione la Cgil iniziò a fiutare qualcosa di strano e di incoerente rispetto allo scopo dichiarato dell’alternanza scuola lavoro. “Che coerenza ci sarebbe tra il piano formativo di un liceo, di un tecnico e McDonald’s”, si domandò il segretario nazionale dell’Flc Cgil.
Complessivamente sono più di 14 milioni le ore trascorse in azienda dagli studenti italiani. Ciascun studente ne ha passate in media 60 ore, con un picco per gli istituti professionali, dove la media sale a 108 ore.
Qui risiede un’altra delle critiche che viene avanzata dai detrattori della novità contenuta nella Buona Scuola: l’alternanza scuola lavoro funziona da filtro classista, selezionando e indirizzando verso lavori più umili e meno retribuiti chi non va bene a scuola.
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