In copertina c’è il suo viso avvolto da un cellofan, all’interno di una confezione di carne. Sottovuoto, con tanto di data di scadenza. Il messaggio arriva diretto. Tutto ha un tempo, va consumato in fretta.A due anni di distanza, Willie Peyote torna ad indagare l’attualità senza compromessi ne sconti, con l’occhio sagace di chi sa dove guardare. Ha preso il “tempo”, lo ha esplorato in ogni declinazione e sulle conseguenze che porta nella vita di ognuno di noi ha costruito tutto il suo ultimo album, Iodegradabile (Virgin Records), in uscita venerdì 25 ottobre.
Dodici brani che attraversano la paura della fine delle cose, quella delle relazioni, l’abitudine a convivere con l’assenza delle persone, il tentativo di lasciar un segno che rimanga, la ricerca di dilatare il tempo. Lunedì 28 ottobre, alle 18, alla Feltrinelli di Piazza Ravegnana a Bologna, suonerà dal vivo i nuovi brani e incontrerà i fan. Silvia Santachiara e Valentina Fabbri di About Cult lo hanno intervistato in anteprima per noi.
Traccia dopo traccia, il rapper torinese ci porta dentro ad un racconto introspettivo e a tratti amaro, in cui tutto è degradabile, lo è la politica e la musica. Lo sono i ricordi e lo è l’amore, che ai tempi di Tinder è veloce e bulimico. E anche l’IO, oggi un prodotto affamato di approvazione di cui siamo noi stessi i venditori in un mercato di like. Prova a far quadrare le cose, racconta anche di sè. E dalla ricerca di una soluzione nascono domande che vanno a comporre l’album, portandoci a fare i conti con quello che siamo diventati ma senza rassegnazione. È la speranza a muoversi lungo tutto il progetto, a muovere le teste. “Finiremo con l’essere sempre più spersonalizzati, anestetizzati. Perderemo dei sensi, come il tatto. Perderemo delle sensazioni, delle emozioni. Perderemo la nostra umanità. Ma non è detto che non si torni a recuperare il giorno che ci sarà un blackout”, commenta ai nostri microfoni.
La copertina è un artwork di EBLTZ ed è ispirato a Fresh Meet di SH/Sadler. Una metafora che riassume “il concetto di consumo sfrenato e di scadenza”. Ma anche “una presa in giro di chi ha paura che io diventi commerciale perché non sono più formalmente indipendente – ha detto Willie -Ma posso assicurare che la mia indipendenza intellettuale è rimasta intatta. Vuole essere anche un modo per scherzare”.
Il disco è stato prodotto da Frank Sativa, già al fianco di Willie Peyote nei lavori precedenti e vede ancora una volta la partecipazione degli All Done durante tutte le fasi di creazione del progetto. “Iodegradabile” ha sonorità differenti dagli album precedenti. “Ho spostato un po’ lo sguardo – racconta – Prima prevaleva di più la parte black e soul. Ora quella più rock, più inglese. Ci sono tante chitarre ed è anche il risultato dell’aver composto tutti insieme”.
Si apre con una traccia strumentale a cui segue il pezzo più politico dell’album, “Mostro“, in cui viene ripetuto la frase “Sbatti il mostro in prima pagina”, citazione del film del 1972 di Marco Bellocchio e con Gian Maria Volontè. Prende spunto dal governo in carica quando è stato registrato l’album per parlare, in fondo, della cultura della colpa. “In questo pezzo cerco di descrivere i due modi diversi ma molto simili che avevano l’elettorato del Movimento Cinque Stelle e quello Lega nel cercare dei colpevoli. Ma punire il colpevole non è mai la soluzione. Serve solo a sfogare la propria rabbia e a rimanere esattamente come si è”.
Il tempo che racconta Willie Peyote è anche quello delle relazioni, come in “Quando nessuno ti vede” e “La tua futura ex moglie”, singolo che parte da una esperienza personale e che ha anticipato l’uscita dell’album. C’è la speranza che la propria relazione potesse durare per sempre ma anche una consapevolezza: quella che si iniziano le relazioni sapendo già che prima o poi finiranno. “Ora cerchiamo sempre di più l’approvazione di sempre più persone. Non ci basta l’apprezzamento di una, ce ne servono costantemente di più. E ci fanno paura i sentimenti, è una società che ha talmente tanto paura del dolore che cerca di fare di tutto pur di anestetizzarsi”.
Racconta di sé nel brano, di come per la prima volta ha provato invece a costruire qualcosa davvero. “Pur non essendo andata come volevamo, almeno momentaneamente (spero ci sarà un secondo momento, il timing è importante) è stato molto bello mettermi alla prova, mi sarei perso delle grandi sensazioni se avessi avuto paura. La paura non serve a niente. Questo brano è una piccola poesia per riassumere un week end passato proprio a Bologna, in piazza Trento e Trieste. C’è Bologna nel disco perché c’è Bologna nella mia vita. C’è stata”.
Il brano prende anche una citazione di Turbe giovanili di Fabri Fibra. “Il mio disco preferito in assoluto. È un tributo a chi mi ha aperto gli occhi”. E di tributi ce ne sono diversi nel disco, tra cui Pino Daniele e Mango, a cui ha dedicato una delle tracce più intime dell’album. Un artista che diede anima e corpo al pubblico, tanto da trascorrere gli ultimi istanti della sua vita sul palcoscenico.
Gli spunti di riflessione si moltiplicano leggendo tra le righe e su tutti svetta una domanda: “Chi sei quando nessuno ti vede?”. Anche qui Willie non fa sconti: “Non sappiamo chi abbiamo di fronte perchè noi per primi non facciamo vedere chi siamo, a chi abbiamo di fronte”
A partire da venerdì 25 ottobre, Willie Peyote incontrerà i fan e firmerà le copie di “Iodegradabile” in quattro città italiane. Poi nel 2020 sarà in tour sui palchi dei più importanti club d’Italia, tra cui Bologna il 7 e l’8 marzo all’Estragon Club.
Silvia Santachiara
ASCOLTA L’INTERVISTA A WILLIE PEYOTE: