L’11 aprile dalle 18 in piazza del Nettuno si terrà il presidio per chiedere la liberazione di Nasrin Sotoudeh chiamato dalle Donne in Nero di Bologna insieme ad associazioni iraniane e associazioni di donne e femministe. Nasrin Sotoudeh è un’avvocata per i diritti umani in Iran, condannata a 38 anni di carcere e a 148 frustate. L’intervista a Patricia Tough.

Molte sono le voci che si sono levate nel mondo in difesa di Nasrin Sotoudeh da quando le è stata comminata la condanna a 148 frustate e 38 anni di carcere in seguito al suo attivismo per i diritti umani e delle donne in particolare. Gli ordini degli avvocati e avvocate di molte città italiane hanno preso posizione e chiesto la liberazione di Nasrin, il Parlamento Europeo ha espresso preoccupazione per la situazione dei diritti umani nel contesto iraniano già in difficoltà politica ed economica nel mondo e in particolare per la sorte di Nasrin Sotoudeh. Anche il Consiglio Comunale di Bologna ha approvato un ordine del giorno in favore della liberazione di Nasrin e Amnesty International continua a raccogliere firme per la sua liberazione. 

Anche le Donne in Nero di Bologna, unitamente ad associazioni iraniane e al movimento femminista, hanno deciso di esprimere la propria solidarietà a Nasrin e a chiedere la sua liberazione attraverso un presidio che si terrà l’11 aprile in Piazza del Nettuno a partire dalle 18 “di fronte all’enormità della condanna a 38 anni e 148 frustate comminata all’avvocata Nasrin Sotoudeh – si legge nella chiamata della piazza – famosa nel mondo per il suo lavoro in difesa dei diritti umani in particolare delle donne, siamo profondamente colpite perché equivale di fatto a una condanna a morte per tortura. Si condanna a tale pena un’avvocata coraggiosa che difende le donne che si rifiutano di indossare il velo e anche studenti e giovani che lottano per la libertà. Siamo preoccupate per la tenuta dei diritti umani in Iran e ci opponiamo a questa condanna fortemente simbolica da parte di un regime che ha bandito la libertà dalla vita dei cittadini e delle cittadine con leggi restrittive e una giustizia aberrante”.

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