Mentre il M5S dichiara di voler chiedere la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica, Andrea Morrone valuta se esista la fattispecie dell’attentato alla Costituzione.
Il nostro ordinamento prevede la messa in stato d’accusa della più alta carica dello stato per alto tradimento o attentato alla Costituzione. Per Andrea Morrone, professore di diritto costituzionale all’Università di Bologna, il fatto che Napolitano abbia invitato in un colloquio, che non sembrerebbe ufficiale, solo i rappresentanti della maggioranza parlamentare, difficilmente potrebbe costituire un attentato alla Costituzione.
“Si tratta -spiega ai nostri microfoni- di un’ipotesi astratta, teorica, molto difficile da verificare. Ben lontana, a mio parere, da quello che è il caso previsto dalla nostra Costituzione”.
Per quel che riguarda il ruolo preponderante, e spesso contestato nella politica attuale, del Presidente della Repubblica, Morrone è netto. “Il nostro costituente -dice- ha disegnato il ruolo del Capo dello Stato in stretta correlazione con il ruolo dei partiti e del sistema di governo parlamentare. C’è una regola non scritta, ma confermata dalla prassi, in base alla quale il ruolo del presidente aumenta quando il sistema parlamentare è fragile. Questo -conferma il professore- è accaduto più volte nella storia parlamentare, da Gronchi a Pertini, da Cossiga a Scalfaro”.
Napolitano, insomma, “si muove negli interstizi della prassi costituzionale” conclude.