Sport di squadra sorto in Svizzera negli anni Sessanta dall’idea del biologo svizzero Hermann Brandt, si diffonde in tutta Italia. Quest’anno è nata la squadra anche a Bologna, che attualmente svolge il campionato di serie B. Una rapida diffusione e partecipazione fra i giovani, che accolgono con entusiasmo la novità.
Basato su un ideale fondamentale, quello di far capire il potenziale educativo dello sport ad un maggior numero possibile di persone, è concepito come attività scolastica, gioco familiare e passatempo rilassante, oltre che come sport competitivo. Prevede infatti una Carta da rispettare: “esclude ogni ricerca, personale o collettiva, di prestigio. Il giocatore, dal punto di vista personale, deve rispetto agli altri giocatori, siano essi avversari o compagni di squadra, più deboli di lui; dal punto di vista collettivo, un risultato, qualunque esso sia, non dovrebbe mai portare al giudizio sulla persona singola, esso non dà diritto a nessun tipo di discriminazione”. A questo riguardo il coach della squadra bolognese Livio Grispi afferma che “si gioca con un’altra squadra e non contro un’altra squadra”. La carta si basa su un orientamento etico ben preciso: “Il bel gioco richiama il bel gioco”, che permette di dirigersi verso l’atteggiamento sportivo ideale e di evitare, in ogni circostanza, delle azioni negative nei confronti degli “avversari”. L’obiettivo è, dunque, l’eliminazione dei conflitti, quindi non semplici concessioni fatte all’avversario ma azioni comuni che legano le squadre l’una all’altra in modo che il bel gioco dell’una richiama e rende possibile il bel gioco dell’altra. Le squadre, escluse le nazionali che sono divise in nazionale maschile e femminile, sono rigorosamente miste: per poter giocare deve esserci almeno una persona del sesso opposto rispetto agli altri giocatori, senza la quale si gioca con un elemento in meno. Grazie ai contenuti nella sua carta etica il Tchoukball è stato definito dall’ONU lo “Sport della pace e del fair play”.
Per praticare il tchoukball servono due squadre da 7 giocatori, un pallone simile a quello di pallamano e due speciali pannelli collocati alle estremità del campo. Il campo da gioco ha indicativamente misure simili a quello da basket. Non ci sono superfici particolari: palestre, campi in sintetico, prati ma anche sabbia si adattano benissimo a questo sport. Esiste infatti anche la versione beach ossia su sabbia in cui l’area si riduce e i giocatori diventano 5 per ogni squadra.
Il gioco inizia con la rimessa da fondo campo, a fianco di uno dei pannelli, e la squadra in possesso di palla ha a disposizione tre passaggi per costruire un’azione, prima di attaccare, lanciandola contro il pannello. Avendo questo una rete elastica, invece di trattenerla come tutte le normali porte, la fa tornare indietro velocissima. Se il rimbalzo cade a terra nel campo, ma non nell’area antistante il pannello, la squadra in attacco ha segnato un punto, se invece viene presa al volo dagli avversari il gioco riprende immediatamente e la squadra che ha difeso (prendendo la palla) passa all’attacco. La particolarità è che si può attaccare, cioè tirare, indifferentemente su tutti e due i pannelli, che sono a disposizione di entrambe le squadre (per un massimo di tre attacchi consecutivi). Gli schemi di attacco e difesa classici sono completamente stravolti, dato che la fase di attacco viene determinata esclusivamente dal possesso della palla, e dal tirare al pannello, qualunque esso sia. Per questi motivi il gioco è ricco di finte, contropiedi veloci ed azioni inaspettate e tutti i giocatori devono seguire costantemente lo spostamento della palla senza potersi mai distrarre, poiché ci sono due porte a cui attaccare ma anche due da difendere. Durante i passaggi la palla non può essere intercettata dagli avversari e non si possono ostacolare gli avversari nei loro movimenti. I giocatori devono organizzare la difesa cercando di disporsi rapidamente e nel migliore i modi per ricevere il pallone dopo il rimbalzo. Poiché l’attacco può avvenire ad entrambi i pannelli, la difesa va schierata su tutto il campo e non solo nella metà avversaria. Ogni giocatore deve essere sia difensore che attaccante e passare da un ruolo all’altro in tempi rapidi.
Oggi il Tchoukball è giocato nella maggior parte del mondo, a diversi livelli. Anche in Italia ha riscosso successo, attraendo molte persone, club, organizzazioni, istituzioni pubbliche ed educative. Se in un primo momento si è diffuso nelle scuole d’istruzione primaria, gradualmente anche le scuole superiori e le università lo hanno introdotto nei loro corsi di studio. La sua più ampia diffusione è avvenuta attraverso i giovani che col supporto degli insegnanti, terminata la scuola, hanno costituito società e club per continuare a praticarlo. La Federazione Italiana ufficiale lavora intensamente per la diffusione di questa disciplina soprattutto in ambito scolastico e universitario. A Bologna nasce una squadra Under 14 lo scorso anno, grazie all’interessamento della docente Claudia Rossi. Quest’anno, con il contributo di alcuni di quei ragazzi che hanno continuato a giocare e ai nuovi iscritti, la squadra compete nel campionato di Serie B. La squadra, composta da 11 ragazzi e una ragazza, il prossimo 13 dicembre giocherà a Poggio Renatico con le squadre di Ferrara e di Ravenna.
Claudia Serra