Beppe Grillo e il “punto G” di Federica Salsi e il post omofobo di Luigi Marattin, assessore Pd a Ferrara, contro Nichi Vendola fanno precipitare il livello della campagna elettorale italiana. Lo Giudice: “Maschilismo patetico e becero”.

La campagna elettorale si fa incandescente e il delirio politico italiano non risparmia nemmeno esponenti dello stesso schieramento. Due i casi registrati negli ultimi giorni, entrambi episodi di fuoco “amico” ed entrambi consumatisi attorno alla nostra regione.
E ancor di più: attacchi che non ruotano intorno ai contenuti, ma riprongono vecchi schemi maschilisti e omofobi, utilizzati come armi per parlare alla pancia dell’elettorato.

Il primo in ordine di tempo ha visto protagonista Beppe Grillo, leader spirituale del Movimento a 5 Stelle, che ha duramente attaccato la consigliera comunale di Bologna Federica Salsi, “colpevole” di aver partecipato all’ultima puntata di Ballarò. “La tv è il suo punto G”, ha scritto Grillo sul suo blog.
Espressione sessista che non è ovviamente piaciuta alla diretta interessata, che ha replicato al comico genovese sottolineando il filo rosso che lega il suo linguaggio a quello di Silvio Berlusconi.
“È stato veramente sgradevole – osserva Salsi – Un maschilista come altri”.

Tra i colleghi in Consiglio, però, la Salsi non sembra ottenere solidarietà. Massimo Bugani, capogruppo grillino a Palazzo D’Accursio, sembra infatti più scandalizzato dalla replica della consigliera che dall’offesa di Grillo. Bugani infatti invita la collega a non dare ascolto a quegli “ex comandanti” del Movimento “che stanno fomentando quest’odio immotivato” e ad ammettere l’errore per riappacificarsi col guru.

Il secondo episodio si è consumato all’interno del centrosinistra e ha visto protagonista Luigi Marattin, assessore al Bilancio del Comune di Ferrara e sostenitore di Matteo Renzi. Marattin ha scritto un post su Facebook in cui ironizzava sull’omosessualità di Nichi Vendola, andando sul pesante anche con riferimenti anali.
A polemica scoppiata l’assessore del Pd ha cancellato il post e avanzato scuse, ma i vertici regionali di Sel chiedono le sue dimissioni.

Ad esprimere sdegno per entrambi gli episodi è stato Sergio Lo Giudice, capogruppo Pd in Consiglio comunale a Bologna, che sottolinea come sessismo e omofobia siano gravi in sè, ma ancor più gravi quando a darne manifestazioni sono esponenti politici o delle istituzioni. “Un rigurgito becero e patetico” di una cultura che si pensava superata, osserva Lo Giudice, che tenta di rialzare i toni della campagna elettorale rilanciando il documento elaborato dal gruppo a sostegno di Bersani sul tema dei diritti civili.