A rimetterci rischia di essere soprattutto l’Emilia Romagna. I dazi autorizzati dal Wto e voluti da Trump su alcuni prodotti europei colpiscono anche l’economia italiana e, per tipologia di prodotto, soprattutto quella emiliano-romagnola. La tariffa del 25% imposta dagli Stati Uniti colpisce il parmigiano reggiano, il prosciutto, oltre al pecorino romano e al provolone. Prodotti, i primi due, che vengono realizzati in larga parte lungo la via Emilia e che in questi anni, proprio grazie ad un export da 6,5 miliardi di euro, hanno sorretto il settore agroalimentare nostrano.

Il via libera dell’Organizzazione mondiale del commercio consente agli Stati Uniti di imporre dazi su 7,5 miliardi di dollari di import dall’Unione europea. E l’Amministrazione Trump ha voluto procedere come una forma di ritorsione nei confronti del Vecchio Continente, accusato di aver aiutato in modo illegale Airbus nello sviluppo e lancio di alcuni suoi modelli (A380 e A350). “Quello che ci rammarica di più – sottolinea ai nostri microfoni Fabrizio Raimondi, responsabile delle relazioni esterne per il Consorzio del Parmigiano Reggiano – è che l’Italia non c’entra nulla con la vicenda Airbus”.

Su quest’ultimo versante il governo italiano ha mostrato ottimismo. “Confidiamo di poter ricevere attenzione da Washington, in particolare per le nostre esportazioni strategiche”, ha affermato il premier Giuseppe Conte. Tra le righe, sembrerebbe che l’Italia voglia chiedere un trattamento di favore agli Stati Uniti, anche in virtù delle buone relazioni con l’Amministrazione a stelle e strisce e l’endorsement fatto da Trump qualche settimana fa verso il premier.
“Abbiamo fiducia nel governo italiano – afferma il portavoce del Consorzio del Parmigiano Reggiano – ma la questione deve coinvolgere anche tutta l’Unione europea, a cui chiediamo un piano di intervento straordinario per evitare che gli effetti di questi dazi diventino traumatici”.

A stimare l’effetto dei dazi di Trump sull’agroalimentare italiano è Coldiretti, secondo cui le misure protezionistiche statunitensi costeranno all’economia italiana un miliardo di euro. Per il parmigiano, ad esempio, il dazio passerebbe dai 2 euro attuali ai 6, portando il prezzo finale al chilogrammo poco sotto i 50 euro.
Qualcosa di meglio rispetto all’annuncio iniziale del tycoon, che aveva paventato un dazio del 100%.

Resta da capire, però, quale sarà il reale impatto sui consumi in un mercato estero che è il secondo al mondo per esportazioni e il primo tra quelli extraeuropei.
Il problema maggiore, però, rimane l’italian sounding – sottolinea Raimondi – Negli Stati Uniti, a differenza che in Europa, non c’è alcun sistema di protezione del prodotto italiano, per cui il consumatore si trova sullo stesso scaffale il parmigiano reggiano e il parmesan che per confezione, colore e concept ricorda il prodotto italiano, ma costa molto meno”. La misura protezionistica di Trump non può fare altro che incrementare il problema, favorendo ulteriormente chi opera le contraffazioni.

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