Proseguono i dissapori tra Grecia e Macedonia (FYROM) sull’accordo di Prespa ratificato tra i due governi. In Grecia destra ed Alba Dorata hanno alimentato il clima con una campagna populista sfociata nella protesta di domenica scorsa, dove hanno manifestato ad Atene un gran numero di cittadini, lamentando come con questo assestamento, Tsipras svenda gli interessi greci. Ne parliamo con il giornalista greco Nikolas Zirganos.

Domenica scorsa hanno sfilato per le strade di Atene un gran numero di manifestanti, nel tentativo di bloccare il voto per ratificare l’accordo raggiunto lo scorso anno tra la ex repubblica jugoslava di Macedonia e la Grecia, che ospita un’omonima regione nel nord del Paese. La manifestazione si è conclusa con il lancio delle forze dell’ordine di lacrimogeni agli estremisti di destra che tentavano di irrompere nel parlamento ellenico. “Dovevano permettere ai fan di Metaxas e di Alba Dorata di entrare nel parlamento? Persone, peraltro, armate di mazze e piedi di porco? Ricordiamo peraltro che nello stesso punto erano stati malmenati in precedenza dei giornalisti”, spiega il giornalista Nikolas Zigranos ai nostri microfoni. Agli scontri inoltre “erano presenti esponenti di spicco di Alba Dorata, come anche il deputato Lagòs, nel luogo degli scontri con la celere”.

D’altronde il nuovo accordo, pur ponendo un tema ritenuto oltre le categorie di destra e sinistra, è stato strumentalizzato dalla destra che, “guardando in un modo molto schierato al tema, ha diviso il popolo ellenico ed è riuscita, con diverse dosi di populismo e grazie a media populisti, a sviluppare un clima dove la sinistra svende il Paese, la Macedonia, sviluppando un senso di insofferenza, specie nel nord, tra persone che, credo, probabilmente non hanno neanche letto l’accordo”, avverte il giornalista.
Nonostante dunque il governo stia sostenendo un accordo impopolare Zigranos aggiunge: “credo che le leadership si valutino in base a quanto fanno ciò che è giusto e non in base a quanto ciò che fanno e dicono suoni bene alle orecchie degli elettori”.

L’accordo, dopo essere stato rigettato nello scorso novembre nel Paese slavo, è riuscito comunque ad ottenere la maggioranza qualificata del parlamento per cambiare il nome, che era provvisorio dal 1993, da Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, (FYROM), in Macedonia del Nord. Con questo stesso nome, la Grecia, qualora passasse anche nella sua Assemblea, proporrà l’entrata del Paese nella NATO. Questo porrebbe fine al mandato del mediatore ONU Matthew Nimetz, presente da decenni per facilitare la risoluzione della querelle.

Elias Deliolanes

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