“Non si parli di contromano selvaggio”. Andrea Colombo è intervenuto ai microfoni di Nino Web Radio di Michele Pompei osservando che la misura allo studio del Parlamento sul doppio senso ciclabile è stata presentata in modo non corretto. A Bologna via Petroni prevede già la possibilità, che si potrebbe estendere a via Guerrazzi. Su Dynamo, la velostazione bloccata da un ritardo del cantiere: “Servono certezze, in un senso o nell’altro”.

“Nessuno chiede di rendere libero il contromano per le biciclette, tantomeno in modo selvaggio”. Andrea Colombo, attuale consigliere comunale ed ex assessore alla Mobilità di Bologna, cerca di mettere ordine alla confusione e alle polemiche che si sono generate in questi giorni attorno ad una norma in discussione in Parlamento all’interno della riforma del codice della strada.
Interpellato ai microfoni di Nino Goes Fujiko di Michele Pompei, Colombo spiega che la proposta riguarda la possibilità, a determinate condizioni, di introdurre in alcune strade il doppio senso di circolazione per le biciclette.

Una proposta che ricalca quanto già avviene in molte città europee, Italia inclusa, e che secondo le statistiche non ha provocato un aumento dell’incidentalità, anzi: l’opportuna segnaletica e gli accorgimenti adottati per consentire alle due ruote di viaggiare in entrambe le direzioni hanno portato ad una riduzione dell’insicurezza.
Anche se la materia non è normata a livello statale, però, anche a Bologna è già stata introdotta in forma sperimentale. In via Petroni, infatti, le biciclette possono percorrere le strade in ambo le direzioni.
Il consigliere, però, si auspica che la misura venga estesa anche in via Guerrazzi, strada del centro cittadino che è stata sotto i riflettori per le multe comminate ai ciclisti.

E sempre a proposito di biciclette, Colombo è stato interpellato sul destino di Dynamo, la velostazione di Bologna, la cui sezione eventi è bloccata a causa di un cantiere di ristrutturazione che non riesce a partire, con ripercussioni anche sul fronte occupazionale.
“Quello che serve sono certezze, in un senso o nell’altro – osserva l’ex assessore – Se in due mesi il cantiere non riesce a partire, è opportuno rivedere la scadenza della convenzione col Comune”.

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