Prende il via questo pomeriggio con una conferenza introduttiva e proseguirà fino all’11 settembre con spettacoli e performance, la diciasettesima edizione di Danza Urbana, festival che si interroga sul rapporto tra corpo e tessuto urbano.

Il Festival Danza Urbana giunge alla sua diciassettesima edizione. E, come un adolescente, è in piena mutazione. “Arcipelaghi” è il sottotitolo che ne rileva la nuova direzione: attraverso l’individuazione di alcuni luoghi di Bologna (MAMbo, Pinacoteca Nazionale, Accademia delle Belle Arti, Collegio Artistico Venturoli, Urban Center Sala Borsa) adibiti alla trasmissione culturale e artistica, il Festival configura una mappatura individuando dei punti geografici ben precisi che chiedono un percorso di attraversamento della città. La modalità proposta da Danza Urbana intravede nell’elemento geografico la chiave di lettura dell’intero progetto.

Quest’anno, in scena da mercoledì 4 a mercoledì 11 settembre, affida l’inaugurazione (mercoledì 4 settembre ore 16:30) a un incontro ideato dalla ricercatrice e curatrice indipendente Piersandra Di Matteo. Archipelagus Affect è il titolo evocativo che riunirà alcuni pensatori come l’architetto e antropologo Franco La Cecla, collaboratore stabile de La Repubblica, Il Sole 24 Ore e L’Avvenire, il docente di storia della danza presso l’Università Cà Foscari di Venezia e l’Università della Svizzera Italiana di Lugano Stefano Tomassini e la giovane geofilosofa Laura Manetti che da tempo si interroga sulle tematiche legate allo spazio, luogo e paesaggio nella globalizzazione contemporanea. La conferenza è una riflessione teorica sull’abitare urbano, la relazione tra corpo e architettura, la nozione di occupazione e quella di riconoscimento comunitario collocato nella costruzione culturale dell’altro.
A seguire, alle ore 18:30, inaugura la mostra fotografica collettiva Architettura in danza – Bologna e i suoi paesaggi nelle immagini del Festival Danza Urbana al secondo piano di Sala Borsa, precisamente all’Urban Center.

Gli altri appuntamenti prevedono, per giovedì 5 settembre (ore 18, Pinacoteca Nazionale) lo spettacolo Pieghe performative tratte da *plek-, di CollettivO CineticO. Nella stessa giornata “debutterà” Clima, il progetto inclassificabile e auto-organizzato proposto dalla compagnia romana mk.
L’artista visivo e performer Alessandro Carboni presenterà venerdì 6 settembre il suo progetto performativo di “mapping”, dal titolo Learning Curves: in residenza artistica per dieci giorni, Carboni “mapperà” la città e le sue trasformazioni, a partire dai suoi canali Aposa e Reno, attraverso azioni performative e coreutiche.
Sempre sul fronte spettacolare, il Festival ospiterà sabato 7 settembre (con replica domenica 8) Fabrizio Favale con Isolario – Poema di un frastaglio, spiumato, minuto e senza fine, l’ultima produzione della Compagnia Le Supplici.
Prosegue la programmazione martedì 10 settembre con Chained love della compagnia aKesì un duo agrodolce che mescola aggressività e romanticismo.
Con lo spettacolo Per non svegliare i draghi addormentati di Marco D’Agostin, che andrà in scena (ore 21) lo stesso giorno al Dom – La Cupola del Pilastro, il Festival quest’anno porta la sua azione anche nella periferia della città, in un progetto in collaborazione con Laminarie e TTP, i Teatri del Tempo Presente.

Come di consueto il Festival ospiterà mercoledì 11 settembre MASDANZA Platform, progetto in collaborazione con il concorso coreografico MasDanza The International Contemporary Dance Festival of The Canary Islands, che quest’anno vede tra gli altri la partecipazione della bolognese Simona Bertozzi, vincitrice del premio del pubblico per il miglior solo, con Estratto di 15 minuti per spazio urbano da Bird’s eye view, gli italo/spagnoli Umma Umma Dance & Manuel Rodriguez con Fifth Corner, menzione speciale della giuria per la coreografia e l’interpretazione, e il duo tutto greco formato da Christina Mertzani e Aris Papadopoulos che interpretano un lavoro dal titolo Metamorphosis (la coreografia è firmata dalla stessa Mertzani assieme a Evangelos Poulinas).

Oltre agli spettacoli quest’anno debutta Sediment/azioni, un’importante sezione dedicata ai laboratori: il primo condotto da Alessandro Carboni che ha lo scopo di fornire e condividere con i partecipanti una metodologia di lavoro volta a identificare e descrivere l’identità del contesto urbano in stretta relazione al corpo. Il secondo laboratorio condotto da Francesca Pennini e Angelo Pedroni di CollettivO CineticO è rivolto in particolare agli adolescenti e mira a offrire un alfabeto di movimenti, una grammatica condivisa per approcciare con consapevolezza il lavoro performativo negli spazi urbani.

Infine, nella sezione “Terre di confine”, due sono gli eventi fuori programma ma in collaborazione con il Festival, che ne condividono l’aspetto dedicato ai luoghi non convenzionali: il primo Sinfonie per appartamenti (12, 13 e 14 settembre) coinvolge diversi appartamenti di uno stesso condominio in un happening della durata di 2 ore consecutive. I danzatori del collettivo Il Signor Agostino Bontà, nato in seguito a un corso di formazione con Raffaella Giordano, abiteranno gli appartamenti stimolati nel gesto dall’orizzonte che il tema sull’abitare può regalare.

Il secondo (14 e 15 settembre) è curato da Fabrizio Favale e Angelica Zanardi di Fienile Fluò. Running up that hill è il titolo del progetto che vede coinvolte le compagnie Umma Umma Dance (Spagna), Le Supplici e Simona Bertozzi (Italia) in un inedito incontro coreografico sulle colline di Bologna.

Per info: www.danzaurbana.it