I cori Lgbt scendono in piazza per manifestare con il canto. Sabato a Bologna arriva Cromatica, il primo festival italiano dei cori ‘rainbow’. La manifestazione che durerà due giorni vuole riportare l’attenzione, attraverso la musica, sui diritti delle persone Lgbt. Sette i cori presenti che si esibiranno al teatro Testoni e lungo le vie della città. Vastissimo il repertorio offerto, dalle musiche rinascimentali a quelle pop contemporanee. Special guest: Alessandro Fullin, comico e autore e il coro parigino ‘Podium Paris choeur gay de varietè. Parte degli incassi sarà destinato alla raccolta fondi per il restauro del Nettuno.
Nel 1972 Lucio Battisti cantava “Il mio canto libero”: il messaggio del cantautore viene accolto oggi dalla cultura Lgbt di Bologna. Il canto libero dei cori “rainbow” riempirà le piazze della città, per una due giorni canora. Abbattere il pregiudizio è possibile attraverso la comunicazione e quale mezzo migliore della musica per arrivare alle orecchie di tutti? Cromatica è il primo festival italiano dedicato ai cori Lgbt, dopo l’esempio interessante delle manifestazioni europee e di oltre oceano. Il coro bolognese Komos ha deciso di esportare in Italia l’evento dopo la partecipazione del gruppo emiliano al Various Voices di Dublino, “esperienza eccezionale per creare collaborazioni interessanti e per capire le potenzialità della musica nella lotta contro l’omo e la transfobia” conferma Francesco Avolio, presidente del coro Komos e organizzatore di Cromatica.
Solitamente la parola coro, richiama alla mente i canti liturgici. Questa volta, l’idea di coro viene totalmente rivoluzionata. Spettacolo, musica e partecipazione sono gli ingredienti per una manifestazione che riunirà a Bologna sette cori Lgbt per un totale di 175 coristi.
Il repertorio presentato è vastissimo: dalla musica rinascimentale ai grandi successi del pop contemporaneo. “Ogni coro – racconta Nicola Mainardi, direttore artistico del Festival – ha scelto un repertorio diverso per trasmettere lo stesso messaggio”. “La musica e in particolare i cori – aggiunge Avolio- sono la più alta forma di valorizzazione delle differenze perchè grazie a voci diverse che cooperano all’unisono si riescono ad ottenere grandi risultati. Musica quindi contro il pregiudizio e per le valorizzazione delle differenze”.
Il direttore artistico racconta che Cromatica è stata accolta con entusiasmo dai cori italiani Lgbt:”A dicembre, quando stavamo organizzando il tutto in Italia esistevano otto cori. Oggi siamo già arrivati a nove. Questo è sintomo che la comunità ha meno paura di mostrarsi“. Il coro di Perugia, che insieme a quello di Torino non sarà presente all’evento, è il più giovane, nato lo scorso 17 maggio, in occasione della giornata di sensibilizzazione contro l’omo e la transfobia. Presente al lancio dell’evento anche Marco Tosarello di Addos (associazione che conta 131.000 iscritti):”Cromatica è il valore aggiunto alle lotte che facciamo in strada. Adesso scendiamo in piazza per manifestare con il canto”.
L’evento che aprirà la manifestazione il 29 maggio è un maxi-concerto al Teatro Testoni (ingresso 10 euro). Per il gran galà è prevista l’esibizione di tutti i cori (Komos di Bologna, Checcoro e The good news female gospel choir di Milano, Coracor Napoli raimbow choir, Parruccoro e Roma raimbow choir della Capitale e Canone inverso di Padova) più l’intervento degli ospiti speciali: Alessandro Fullin, comico e autore e il coro parigino Podium Paris choeur gay de variete.
Nella giornata di domenica la manifestazione si sposta in città. Uno spettacolo itinerante per coinvolgere il più possibile i cittadini bolognesi. Nel primo pomeriggio, gli otto cori si esibiranno in otto piazze diverse (via Zamboni, piazza Mercanzia, piazza Santo Stefano, via degli Orefici, via Indipendenza) per poi confluire sotto la fontana del Nettuno dove ci sarà la chiusura della manifestazione. La scelta della piazza non è casuale. Cromatica, infatti, ha deciso di aderire alla raccolta fondi per il restauro della statua con l’evento “Nettun dorma”. Per Vincenzo Branà, presidente del Cassero di Bologna, la scelta di destinare parte degli incassi per la restaurazione della statua del Gigante “è un gesto bellissimo. Vuol dire essere parte dalla città, vuol dire interagire, vuol dire essere risorsa per la città”.
Daniela Larocca