La crisi dei prezzi della frutta estiva, che colpisce soprattutto la Romagna e le province di Modena e Ferrara, potrebbe produrre conseguenza drammatiche. E’ quanto denunciano i sindacati che parlano di 6000 lavoratori stagionali a rischio. Urgente un intervento di Governo e Commissione Europea per arginare l’emergenza.
Se 1 kg di pesche ha un costo di produzione di 0,40 euro, ma viene pagato all’agricoltore 0,20 euro è legittimo che l’agricoltore stesso possa pensare di lasciare il prodotto sull’albero, o peggio, che possa decidere di estirpare i frutteti. Scomparsi i frutteti, scampariranno i lavoratori stagionali che si occupano della raccolta. Si tratta di 6000 lavoratori che rischiano, se la situazione rimmarrà quella attuale, di perdere lavoro e reddito.
La situazione è particolarmente delicata se si pensa che gli stagionali in agricoltura non possono accedere ad alcuna forma di ammortizzatore sociale, e beneficiano di soltanto di un aiuto al reddito. In termini più semplici, per uno stagionale ogni giornata senza lavorare è una giornata persa.
Per queste ragioni i tre sindacati confederali di settore hanno lanciato l’allarme e chiesto con urgenza l‘intervento del governo perchè faccia pressione sulla Commissione Europea e in modo da attivare la procedura d’urgenza per fronteggiare la crisi drammatica del comparto.
Ma in termini più strutturali “è necessario un intervento sui costi di produzione e sulle quantità prodotte per tentare di dare una risposta al mercato” spiega Ivano Gualzeri, segretario regionale Flai-Gcil.
Gualzeri, che sottolinea come la crisi dei prezzi sia strettamente legata alla sovrapproduzione e alla concorrenza di prodotti che arrivano da Grecia e Spagna, non esclude che si possa far ricorso a meccanismi che si rifacciano alla funzione un tempo svolta dall’Aima, che incamerando le eccedenze di produzione, impediva eccessive oscillazioni verso il basso dei prezzi pagati ai produttori.