Lievi condanne in primo grado per sei attivisti No Tav coinvolti nelle cariche all’autoporto di Susa nel febbraio 2010. Tra i condannati anche il leader Luca Abbà. La difesa annuncia il ricorso in appello: “Furono vittime di una carica immotivata e ora vengono condannati”.

Sei condanne e due assoluzioni hanno concluso il processo agli attivisti No Tav per le tensioni con le forze dell’ordine durante i carotaggi all’autoporto di Susa il 9 febbraio 2010. Tra i condannati il leader Luca Abbà, che l’anno scorso rimase folgorato salendo su un traliccio dell’alta tensione. A lui e ad altri cinque sono state inflitti cinque mesi, a un altro imputato un mese, per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. L’accusa aveva chiesto pene fino a un anno e tre mesi.

Anche se sono state inflitte pene lievi, comprensive di attenuanti, i legali dei No Tav non sono soddisfatti della sentenza e annunciato appello. “In quell’occasione – racconta ai nostri microfoni l’avvocato Emanuele D’Amico – i manifestanti subirono una carica, veloce ma violenta, avvenuta ‘a freddo’ e senza motivo. Alcuni rimasero anche feriti”. Assurdo quindi, secondo i difensori, che nonostante la dinamica dei fatti sia emersa chiaramente nel corso del processo, si sia voluto mantenere l’impianto accusatorio nei confronti degli imputati.