Gli attivisti del collettivo hanno portato sedie e tavoli in Rettorato e hanno cominciato a studiare. La nuova azione di Cua e LuBo in attesa del corteo di questo pomeriggio. Intanto i bibliotecari della Cgil si sono riuniti in assemblea: “Va risolto il nodo di piazza Verdi”.
La biblioteca di Italianistica, al 36 di via Zamboni, rimane chiusa? Allora il Rettorato si trasforma in una sala studio. È la nuova azione dei collettivi universitari Cua e LuBo, che questa mattina si sono presentati in Rettorato muniti di tavoli e sedie e vi hanno allestito un’improvvisata sala studio.
L’azione anticipa il nuovo corteo organizzato per questo pomeriggio alle 16 da piazza Verdi, all’interno di una mobilitazione che sembra lontana dal terminare. Almeno finché i toni della contrapposizione e dello scontro rimarranno questi.
Nel frattempo, sempre questa mattina, i bibliotecari universitari della Cgil si sono riuniti in assemblea. L’oggetto dell’incontro era, ovviamente, un punto della situazione, in particolar modo dalla prospettiva dei lavoratori.
Sull’assemblea, però, si è creato un piccolo giallo. Cisl e Uil hanno diramato una nota in cui criticano le modalità adottate dalla Cgil e fanno sapere di avere indetto un’assemblea separata per venerdì 24 febbraio.
Anche il Cub, ma per ragioni diverse, si è defilato dall’assemblea organizzata dalla Cgil.
Dall’incontro sono emerse diverse questioni, come ha raccontato ai nostri microfoni Stefano Barbieri, bibliotecario universitario e redattore di Radio Città Fujiko. “È emerso che l’allungamento dell’orario della biblioteca – racconta Barbieri – è stato un po’ calato dall’alto ed è stata la responsabile stessa a chiedere di provvedere coi tornelli”.
Il punto centrale della valutazione dei bibliotecari, però, riguarda piazza Verdi, luogo in cui l’Amministrazione comunale ha concentrato i comportamenti devianti e ciò ha generato problemi, non solo per il 36.
Le lavoratrici e i lavoratori della biblioteca di Italianistica, inoltre, hanno aggiunto che, per quanto sia sempre stato difficile rapportarsi con gli studenti del Cua, il problema degli accessi che ha giustificato i tornelli non nasceva dagli attivisti del collettivo.
“Spiace però – conclude Barbieri – che la lotta sociale condotta non ha tenuto conto del fatto che i bibliotecari sono lavoratori, non forze dell’ordine”.
Come confermano anche fonti ufficiali dell’Università, la biblioteca del 36 rimarrà chiusa per molto tempo. I lavoratori, però, osservano che se prima della riapertura non si arriverà a dialogare e trovare una soluzione, il rischio è che si ripresenti una nuova occupazione.