Ieri il Presidente Morsi ha tenuto un discorso alla televisione di stato dicendo che proteggerà la democrazia, negando le dimissioni. Intanto in piazza a Il Cairo scontri nella zona dell’Università: sedici i morti oltre 200 i feriti. L’ultimatum dell’esercito scade alle 16,30.

Una giornata di tesa attesa oggi in Egitto. Dalla caduta di Mubarak non c’era ancora stata tanta incertezza sul futuro del Paese. Dopo la richiesta di dimissioni Mohamed Morsi ha annunciato in tv che non si dimetterà. “Proteggerò la democrazia con la mia vita“. Il ministro della Difesa e capo delle forze armate ha risposto che i militari sono pronti a morire per difendere il popolo e intanto i Fratelli Musulmani hanno detto che non staranno a guardare i militari che riprendono il potere nel Paese.

Dopo la rimozione di Morsi verrebbe istituito un governo di transizione neutrale guidato da un leader militare che durerebbe da 9 a 12 mesi per delineare una nuova costituzione e definire un percorso per le elezioni presidenziali. Fonti militari hanno però smentito in parte questo scenario, sottolineando il fatto che una road map verrà messa a punto soltanto dopo aver consultato una serie di saggi del mondo politico sociale ed economico.
Il bilancio delle vittime è salito a 39 morti anche nella serata di ieri sera: negli scontri che sono avvenuti nella manifestazione fuori dall’università del Cairo di Giza 23 sono state le vittime. Alla manifestazione avevano preso parte circa un milione di persone.

Un appello alla moderazione e al dialogo è stato lanciato da Catherine Ashton, alto rappresentante Ue per la politica estera. “Lo scontro non può essere una soluzione – ha dichiarato la diplomatica – La soluzione all’impasse attuale non può che essere politica e non può che fondarsi su un dialogo sostanziale ed esaustivo”.
Ashton ha inoltre denunciato gli abusi sessuali compiuti contro alcune manifestanti. Secondo Human Rights Watch, negli ultimi giorni sono state un centinaio le aggressioni a sfondo sessuale nella sola piazza Tahrir e nei suoi dintorni a margine delle manifestazioni anti-Morsi.