Una serata per festeggiare i 55 anni della Casa del Popolo di Corticella, una delle poche sopravvissute con lo spirito originario, dove coesistono realtà come Arci Brecht, Anpi e Cgil. Venerdì al Candilejas il racconto per immagini, canzoni e testimonianze. Il presidente Andrea Facchini: “Non sarà un evento nostalgico, guardiamo al futuro”.
Il mondo là fuori è cambiato al punto da somigliare a una distopia, ma a Corticella sopravvive e resiste una realtà che ha un nome di altri tempi, ma i piedi ancorati nel presente e lo sguardo rivolto al futuro. È la Casa del Popolo, nota in città come Candilejas, anche se in realtà quest’ultimo è solo il nome di una sala in una struttura più composita.
Per festeggiare l’oltre mezzo secolo della Casa del Popolo di Corticella, venerdì 22 febbraio, dalle 20.00, le otto realtà presenti, tra associazioni, sindacati e partiti, daranno vita ad una serata che sarà “un racconto corale di 55 anni di storia comune“.
“Non sarà una serata nostalgica – mette subito in guardia il presidente, Andrea Facchini – ma abbiamo ben presente che siamo un centro di vita”.
Una vita che è testimoniata dalle attività che quotidianamente si svolgono nella struttura. Dalle serate danzanti e il gioco della tombola alla palestra in cui 300 persone fanno attività fisica, dagli spazi di confronto e dialogo delle associazioni fino al teatrino di quartiere che si trova al piano interrato”.
La storia della Casa del Popolo di Corticella comincia nel 1957, quando si cominciò una raccolta di fondi tra i cittadini del rione e non solo. La costruzione dell’edificio, grazie al lavoro di tante e tanti volontari, venne completata nel 1963.
Venerdì sera, al Candilejas, ci sarà quindi un viaggio attraverso foto, parole, canzoni e ricordi per ripercorrere i momenti e le esperienze più significative di uno spazio sociale e culturale e della sua comunità. Un lavoro di ricostruzione e di archivio che ha impegnato gli animatori della Casa del Popolo negli ultimi mesi.
In un mondo votato all’individualismo, dove odio e rancore nei confronti del diverso la fanno da padrone, la Casa del Popolo si ostina a portare avanti un modello antitetico, basato sull’incontro e la comunità.
“Credo che tra le persone ci sia un grande senso di solitudine – osserva Facchini – quindi credo che la funzione delle case del popolo possa essere ancora veramente attuale. Questa è la nostra sfida e continueremo in questo senso. Non c’è bisogno di un posto dove qualcuno ti giudichi, ma c’è bisogno di un luogo che ti rispetti e ti accolga per quello che puoi dare”.
ASCOLTA L’INTERVISTA AD ANDREA FACCHINI: