Lunedì pomeriggio in piazza Nettuno una manifestazione di Cgil, Cisl e Uil per chiedere alle istituzioni un impegno concreto contro l’amianto. 152 i morti nel 2013 in Emilia Romagna. E i lavoratori delle Officine Grandi Riparazioni propongono un muro del pianto per i colleghi morti di mesotelioma pleurico. Fais: “Questo luogo non va dismesso, è un luogo di memoria”.
“Quello che è successo all’Ogr è una vera e propria strage ed ogni strage ha bisogno di un monumento per ricordarla”. È con queste parole che Salvatore Fais, delegato sindacale dell’officina che si occupa della manutenzione dei treni, lancia l’idea di un “muro del pianto” per ricordare i colleghi che sono morti dopo l’esposizione all’amianto nello stabilimento bolognese.
Sono più di 200 i lavoratori che potenzialmente sono stati esposti all’amianto prima che fosse bandito, ma solo ora si sta compiendo un’indagine epidemiologica seria, che coinvolge circa 5mila persone transitate in quel luogo.
Anche per questo, per il ricordo di quello che è successo là dentro, Fais continua a rifiutare l’idea che la struttura venga dismessa, com’è invece nelle intenzioni delle Ferrovie, proprietarie della struttura. Ieri l’assessore regionale Simonetta Saliera ha fatto i visita ai lavoratori ed ha affermato che l’officina va rilanciata, non smantellata, per non disperdere le grandi professionalità nella manutenzione dei treni.
Intanto gli operai dell’Ogr continuano il loro lavoro, “ma vivono nell’angoscia”, spiega Fais. L’anno scorso sono stati due i compagni morti per mesotelioma pleurico, mentre altri sette si stanno ammalando.
“All’Ogr non c’è giustizia – osserva il sindacalista – Altrove sono stati riconosciuti i benefici per legge per gli esposti, mentre molti ferrovieri, la cui aspettativa di vita è sicuramente inferiore, non vi hanno accesso. Per vedersi riconosciuti i danni devono sempre adire a vie legali e questo non è giusto”.
Proprio sul tema dell’amianto, in corrispondenza con la Giornata Mondiale in ricordo delle vittime sul lavoro del 28 aprile, Cgil, Cisl e Uil daranno vita ad una manifestazione regionale, che si svolgerà in piazza Nettuno dalle 14.30.
“Al governo chiediamo lo sblocco del Piano Nazionale Amianto – spiega Andrea Caselli della Cgil dell’Emilia Romagna – fermo da un anno per questioni economiche”. Una spending review sulla salute dei cittadini che i sindacati giudicano inaccettabile.
I confederali però tirano in causa anche i Comuni e la Regione. A loro chiedono di non lasciare soli gli esposti, di pensare ad un riconoscimento sociale, politico e sanitario per le vittime, di sviluppare la ricerca e la cura, di generalizzare gli ambulatori per la sorveglianza sanitaria degli esposti all’amianto e di occuparsi della protezione dei lavoratori che devono effettuare le bonifiche.
Sono stati 152 i morti a causa dell’amianto nel 2013 nella sola Emilia Romagna. Uno ogni due giorni e mezzo.
Sebbene la legge che ha bandito la sostanza sia in vigore da vent’anni, sono ancora troppi i siti che devono essere bonificati. I sindacati, quindi, chiedono alle istituzioni di fare sul serio e di debellare definitivamente il problema in dieci anni.
“Nella nostra regione – mette in guardia Caselli – vi è anche un altro problema. Il terremoto ha provocato il crollo di edifici dove era presente l’amianto e ora abbiamo tonnellate di macerie contaminate”.