Bologna ricorda la strage del 2 agosto 1980 alla stazione, che provocò 85 morti e 200 feriti. Dopo 34 anni si conoscono solo gli esecutori e non i mandanti. Sul palco, a rappresentare il governo, il ministro Poletti. I movimenti annunciano di lasciare la piazza dopo il minuto di silenzio.

Qualche piccolo passo in avanti è stato compiuto. Come ha ricordato il presidente dei famigliari delle vittime, Paolo Bolognesi, la desecretazione dei documenti sulle stragi e la legge sul depistaggio (che porta la sua firma) sono due elementi di novità. Importanti, certo, ma non sufficienti ad ottenere la verità e la giustizia che Bologna aspetta da 34 lunghi anni e che passa necessariamente dall’individuazione dei mandanti della strage.

E’ con questi presupposti che la città si appresta a celebrare la giornata del ricordo, forse il giorno più sentito per chi è nato e cresciuto all’ombra delle Due Torri.
Sul palco di piazzale Medaglie d’Oro, dove ogni anno si svolge la commemorazione, prenderanno la parola Paolo Bolognesi, il sindaco di Bologna, Virginio Merola e sarà presente anche il ministro del lavoro Giuliano Poletti. Il premier Matteo Renzi, caldamente invitato dall’Amministrazione comunale, ha preferito declinare, forse per evitare possibili contestazioni.

Contestazioni già annunciate nei giorni passati e che hanno suscitato un battibecco tra Merola e i movimenti sociali. Questi ultimi hanno sottolineato come non si possa ricordare una terribile strage come quella alla stazione di Bologna, senza pensare a quanto di ancor più drammatico sta avvenendo a Gaza. Strage di civili palestinesi sulla quale il governo italiano non si è ancora espresso chiaramente.
Per questo, al termine del minuto di silenzio che comincerà alle 10.25, ora della strage, quando il ministro Poletti dovrà prendere la parola, i movimenti abbandoneranno la piazza, muovendosi in corteo verso piazza de l’Unità.