Sabato 17 maggio, numerose sigle, prima fra tutte il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, daranno vita ad una manifestazione nella Capitale con partenza alle 14 da Piazza della Repubblica. Il corteo avrà come parole d’ordine il rifiuto delle privatizzazioni e la richiesta di diritti e democrazia.
L’obiettivo è ambizioso, ma sabato prossimo, a Roma, potrebbe essere raggiunto. Unificare tutte le istanze dal basso e renderle una voce unica nella più generale “vertenza” per i diritti e la democrazia. Dimenticati dagli esecutivi che si sono succeduti negli ultimi 3 anni i risultati incontrovertibili dei referendum sull’acqua, siamo davanti a una nuova stagione di privatizzazioni. O almeno così sembra, ascoltando le intenzioni, neanche troppo celate, di chi è in questo momento al governo. Il problema è che gli italiani, nel giugno del 2011, si erano espressi chiaramente per proteggere l’acqua e l’accesso alla stessa, da ogni tipo di ipotesi di privatizzazione, ma nulla ancora è stato fatto per rendere operativo l’esito del referendum.
“E’ una vergogna -afferma duro Andrea Caselli, portavoce del Comitato Acqua Bene Comune dell’Emilia Romagna, e tra gli animatori della manifestazione- che la volontà dei cittadini, espressa attraverso un istituto costituzionalmente riconosciuto come il referendum, sia ignorata dalle istituzioni.” Si tratta, a leggere gli eventi degli ultimi 36 mesi, di una dinamica tutta politica che ha portato gli esecutivi a sacrificare quel Sì netto all’acqua pubblica sull’altare delle pressanti esigenze di cassa (indotte?) in tempi di crisi economica e di attacco alla stabilità finanziaria (e non solo) del nostro paese.
Ma Caselli si spinge oltre e invita ad una saldatura, che si concretizzerà nella manifestazione di sabato, tra le varie istanze che si esprimono spesso separatamente, dall’acqua al diritto alla casa, dal reddito al deficit di democrazia. Sarà, quella di sabato, una manifestazione multicolore ma con parole d’ordine chiare: No alle privatizzazioni,alla precarietà, al Fiscal Compact e al pareggio di bilancio; per la riappropriazione sociale dell’acqua, dei beni comuni, del territorio; per la difesa e l’estensione dei servizi pubblici e dei diritti sociali; per la riappropriazione delle risorse e della ricchezza sociale; per la difesa e l’estensione della democrazia.