La dignità delle persone al centro di progetti di accoglienza nati dal basso. A Labàs ha inaugurato ieri il dormitorio sociale, dove rifugiati e senza casa avranno un’accoglienza degna (GUARDA LE FOTO). A Roma, invece, è stato chiuso ieri sera il Centro Baobab, un’esperienza di un gruppo di volontari, che da giugno ospitava i rifugiati. Lo stabile doveva essere restituito ad una società immobiliare.
Da un lato i casermoni, le camerate sovraffollate o addirittura le tende, nessun progetto di integrazione, ma persone parcheggiate in attesa di scoprire il loro destino, deciso nelle trattative europee. Dall’altro, una comunità che si autofinanzia e si stringe attorno alle persone, pensando a servizi ed opportunità, come scuole di lingue, sportelli di assistenza sanitaria o legale e, ancor prima, un luogo caldo dove poter dormire.
Le esperienze di accoglienza nate dal basso mettono al centro la dignità della persona e fanno meglio delle Istituzioni ciò che dovrebbe essere compito proprio di queste ultime. Non è un caso, infatti, che quando queste esperienze crescono e si radicano, vengano stroncate con futili pretesti.
È il caso del Centro Baobab di Roma, chiuso ieri dopo mesi di attività volontaria. Nato spontaneamente, da un gruppo di cittadini autorganizzati che hanno sentito empatia nei confronti di migranti e richiedenti asilo, il centro ha visto transitare nei pochi mesi di vita migliaia di persone. A loro sono stati offerti tutti i servizi di base, come quello sanitario fornito dal camper di Medici per i Diritti Umani, o come l’assistenza per la richiesta dell’asilo politico o del permesso di soggiorno. Progetti di vita, quindi, e non parcheggi per persone.
Eppure hanno prevalso i diritti di proprietà di un’immobiliare, che ha vinto una causa al Tar e doveva rientrare in possesso dello stabile entro aprile 2016. Una volta tanto, però, l’autorità ha dimostrato solerzia e ha provveduto alla ricollocazione delle persone ospitate in altre strutture.
Per un centro che viene chiuso, però, ce n’è un altro che apre. È stato infatti inaugurato ieri pomeriggio il “dormitorio sociale” di Labàs, il centro sociale occupato di via Orfeo a Bologna. Da ieri notte ci sono a disposizione 12 posti letto nel progetto “Accoglienza degna”, nel quale potranno trovare riparo persone che vivono il problema abitativo o profughi e richiedenti asilo.
Nato in appena un mese e mezzo, dopo un appello e una raccolta fondi, attorno al dormitorio gravita una vera e propria comunità, che si alternerà con una presenza costante per 18 ore al giorno.
Le persone in stato di bisogno, intercettate dallo Sportello Casa di Adl Cobas o dallo Sportello Migranti del Tpo potranno pernottare per brevi periodi, usufruendo di locali riscaldati, con camere doppie, ricaricando il telefono, lavando i vestiti o facendosi una doccia calda, cucinandosi qualcosa nello spazio attrezzato.
Oltre a questo, potranno usufruire di servizi connessi, come la scuola di lingue, l’assistenza sanitaria e quella legale, fino a momenti ricreativi insieme alla comunità che sta crescendo attorno al progetto.